Donare il sangue è un gesto altruistico, cioè che serve a fare del bene a chi ne ha bisogno; ma pare che ci siano grandi vantaggi anche per la salute del donatore. Per esempio, oltre un donatore su 10 ha avuto, grazie al suo gesto, una diagnosi precoce di una malattia in corso e più della metà ha cambiato in meglio la propria alimentazione. E’ quanto emerge dal volume ‘La VIS di AVIS’. Valutazione dell’impatto economico e sociale dell’Associazione Volontari Italiani del Sangue (ed. Franco Angeli), presentato ieri alla Camera dei Deputati.
I benefici delle donazioni
L’indagine, contenuta nel libro curato dal presidente nazionale AVIS Vincenzo Saturni insieme ai professori dell’Università Bocconi Giorgio Fiorentini ed Elisa Ricciuti, è stata condotta attraverso i questionari compilati da 1.023 donatori. In sintesi, ne emerge che oltre otto euro vengono restituiti in media alla comunità per ogni euro investito nelle attività del volontariato del sangue.
Inoltre circa il 13% degli intervistati ha potuto usufruire di una diagnosi precoce di una patologia attraverso i test di qualificazione sierologica e le visite mediche che precedono la donazione di sangue e il 56,8% dei donatori ha cambiato le proprie abitudini nutrizionali proprio in virtù dell’appartenenza all’associazione. Il 37,8% ha ritenuto anche importante modificare il consumo di alcolici. Il 42,3% ha eliminato o ridotto il consumo giornaliero di sigarette. Anche per l’attività fisica l’impatto è stato significativo, con il 26,2% degli intervistati che hanno aumentato le ore settimanali dedicate allo sport.
Infine, ma non per ultimo, i benefici hanno riguardato anche le relazioni sociali: il 30% dei donatori ha stretto rapporti interpersonali con altri associati, il 70% ha accresciuto il proprio senso di autorealizzazione dalla partecipazione alle attività dell’associazione. Infine il 32% ha rafforzato la propria disponibilità a collaborare per altre Onlus e il 23% a incrementare le erogazioni liberali.