I dati che riguardano la produzione di olio in Sardegna sono esigui al confronto di quelli nazionali tuttavia la qualità dell’olio sardo non va trascurata. Circa 36mila ettari coltivati a uliveto per una produzione che varia dagli 85mila ai 100mila quintali l’anno; contro i corrispondenti a livello nazionale, che ammontano a un milione e 170mila ettari coltivati per una produzione di sei milioni e 100mila quintali.
Il contributo dell’isola alla produzione totale corrisponde al 3% circa. Una resa nettamente inferiore rispetto a quella media nazionale, ma questo permette di raggiungere livelli qualitativi molto alti. Ecco perché, ha ricordato l’assessore agli Enti locali, Cristiano Erriu, alla presentazione dell’iniziativa per la Domenica delle Palme (con il conferimento dei ramoscelli di ulivo in Vaticano), “con l’Associazione Nazionale Città dell’Olio, la Regione Sardegna lavora ad una candidatura del paesaggio olivetano a patrimonio dell’Unesco: sarebbe un sigillo meritato e straordinario di promozione delle nostre biodiversità e di integrazione euromediterranea”.
Pur se su una superficie ridotta, nell’Isola si producono diverse varietà di olive che spesso prendono il nome dei territori dove sono maggiormente coltivate. Qualche esempio: la Bosana, soprattutto nel Sassarese e nella Nurra, la Semidana dell’Oristanese, la Nera di Gonnos coltivata nel Guspinese -Villacidrese e fino al Sarrabus, la Tonda di Cagliari – Campidano di Cagliari e Oristano, la nera di Oliena.