Stimolare i piccoli fin dalle prime settimane di vita fino a 5 anni con canzoni, letture, racconti, giochi interattivi è quanto serve per assicurare loro futuri successi accademici e professionali, e anche una buona relazione a lungo termine con i genitori. E’ quanto rivela uno studio del Virginia Tech Carilion Research Institute che sarà presentato al meeting della Society for Research in Child Development ad Austin, Texas.
Gli esperti hanno portato avanti uno studio per ben 40 anni, confrontando i risultati conseguiti nell’ambito dell’istruzione e del lavoro da due gruppi di soggetti che da piccoli (da 0 a 5 anni) avevano avuto accesso o meno a un programma educativo volto a massimizzare gli stimoli ricevuti dai bimbi sia da parte dei genitori, sia degli operatori che se ne prendevano cura (ad esempio in strutture dedicate come l’asilo nido). In tutto sono stati seguiti 96 soggetti, perlopiù di estrazione sociale bassa, appartenenti a famiglie svantaggiate. E’ emerso un vantaggio sostanziale a lungo termine – sia sul piano del livello di istruzione raggiunto sia in ambito lavorativo – per quei soggetti che da piccoli erano stati coinvolti nel programma educativo.
Cosa può fare allora ciascun genitore per massimizzare le chance di successo del proprio figlio sin dalla culla? Secondo l’autrice dello studio Sharon Ramey, ”i genitori possono cantare, recitare filastrocche, leggere ai propri bimbi libri illustrati, fare dei giochi simpatici, ad esempio di imitazione. Per bimbi piccoli (dai sei mesi in su) vanno bene attività semplici come battere le mani. Per bimbi un po’ più grandi canzoni ‘mimate’, con gesti o movimenti. Importante anche contare insieme a loro, e insegnare di volta in volta nuove parole. Evitare di far stare i bimbi troppo tempo davanti la TV, anche se si tratta di programmi considerati ‘educativi'”. E’ importante interagire con loro – conclude Ramey – “e non basta quindi dar loro un gioco, per quanto interattivo e ‘intelligente’ possa sembrare”.