Vi ricordate il bel Colin Firth alle prese con i problemi di pronuncia del re Giorgio VI nel film Il discorso del re? Nei panni del sovrano britannico Firth si reca da un logopedista per cercare di affrontare la balbuzie, disturbo da cui è affetto e che gli impedisce di parlare in pubblico in modo fluido. “La pellicola restituisce il problema in maniera abbastanza realistica. Soprattutto, mostra che l’obiettivo del trattamento è aiutare a comunicare nel modo migliore per il paziente”, spiega Monica Muratori, logopedista che ha a che fare quotidianamente con la balbuzie, una patologia che porta chi ne è affetto a fare fatica ad esprimere concetti che ha in mente in maniera molto chiara. “È un disturbo della comunicazione che insorge prevalentemente nell’infanzia e che si esprime con continue interruzioni oppure con la ripetizione di una parola o di alcune sue parti”, continua l’esperta. Proprio come nel film con Colin Firth il problema si può tenere sotto controllo o addirittura superare, a patto che si intervenga in modo precoce.
Ascoltare i bambini, ma senza panico
Per ogni ragazza che soffre di questo disturbo ci sono ben quattro maschi che balbettano. Il problema, infatti, è quasi prettamente maschile. “Le cause possono essere tante, ma la componente genetica è ormai assodata – spiega la logopedista – Esiste infatti una predisposizione organica che si trasmette per via ereditaria: il 75% dei balbuzienti ha parenti che balbettano”. Proprio per questo, se c’è qualcuno in famiglia che soffre di questo disturbo, è importante monitorare i più piccoli. Senza tuttavia farsi prendere subito dal panico: “Durante lo sviluppo del linguaggio i bambini possono compiere errori tipici della balbuzie, ma di solito tutto si risolve entro sei mesi dalla comparsa del disturbo. Solo se i problemi persistono è necessario rivolgersi a un esperto”, chiarisce Muratori. Con una terapia nei primi anni di vita si può arrivare anche a una risoluzione completa del disturbo.
Cosa evitare
Ma come comportarsi invece con un balbuziente adolescente o adulto? “Sono da evitare tutte quelle espressioni che noi riteniamo tranquillizzanti, ma che invece sortiscono l’effetto opposto – spiega l’esperta – Frasi come “non ti preoccupare”, “prenditi il tuo tempo”, “stai tranquillo”, non fanno altro che aumentare la carica emotiva di chi non riesce a esprimersi in modo fluente. Meglio piuttosto fissare negli occhi chi ci sta parlando, senza dire nulla. In questo modo diamo tempo al nostro interlocutore senza mettergli fretta”.
Vincere la paura
Altro elemento assolutamente da rifuggire, questa volta per i balbuzienti stessi, è la tentazione di non parlare per non compiere errori. “Si tratta di un atteggiamento diffuso soprattutto tra gli adolescenti – spiega Muratori – tendono a parlare il meno possibile o a evitare quelle parole con cui hanno avuto difficoltà in passato, creando un vero e proprio blocco emotivo”.