Secondo test eseguiti nella prima adolescenza, la caffeina potrebbe aiutare i neonati prematuri che dopo il trattamento mostrano miglioramenti sostenuti nella respirazione e nella funzione polmonare. E’ quanto evidenzia uno studio australiano, che ha seguito lo sviluppo di 142 bebè prematuri, metà dei quali sono stati trattati con dosi regolari di caffeina dopo la nascita.
Nella sperimentazione condotta presso il Royal Women’s Hospital di Melbourne, la caffeina è stata somministrata per iniezione, o con il latte attraverso una sonda gastrica, una volta al giorno per 43 settimane. I partecipanti allo studio, meno di 10 giorni dalla nascita, pesavano fra 500 e 1.270 grammi. A 11 anni sono state misurate le funzioni polmonari e respiratorie.
I bebè prematuri hanno difficoltà a respirare e la caffeina aiuta a regolare la respirazione stimolando la parte del cervello che segnala ai polmoni di gonfiarsi. Si riduce così la necessità di supporto respiratorio, scrive il responsabile del progetto Lex Doyle, docente di pediatria neonatale all’Università di Melbourne, sull’American Journal of Respiratory and Critical Care Medicine.
“Fra i bambini che avevano assunto caffeina da neonati, solo metà a 11 anni riportava livelli preoccupanti di funzione polmonare”. Lo studio ha dato risultati rassicuranti sui possibili effetti di lungo termine della caffeina, aggiunge. “E stata una scoperta incoraggiante, perché temevamo che la caffeina potesse causare problemi di lungo termine, e finora non ne abbiamo trovato alcuno”, scrive ancora Doyle.
Nella prossima fase dello studio, i test respiratori saranno condotti a 25 anni, quando i polmoni sono maturi, ha precisato lo studioso. Studi precedenti hanno dimostrato che la caffeina, che appartiene and un gruppo di sostanze dette ‘metilxantine’, riduce nei prematuri l’apnea, una condizione in cui il neonato smette di respirare per diversi secondi.