(Thomson Reuters Foundation) – Parlano e promettono rapporti più “umani” rispetto alle “frigide” gonfiabili. Sono le bambole per il sesso del futuro, progettate da uno scienziato spagnolo, il cui intento sarebbe anche quello di dare una stangata al mercato della prostituzione. Ma le critiche non tardano ad arrivare.
A breve sul mercato
Sono fatte di silicone e hanno parrucca e cervello artificiale: sono le bambole gonfiabili 3.0 create da Sergi Santos, che è riuscito a far entrare l’intelligenza artificiale nel mercato del sesso. Una creazione che, in realtà, ha diviso l’opinione pubblica. Santos, che nel 2015 ha fondato Synthea Amatus, vorrebbe cominciare a vendere le sue bambole robot nelle prossime settimane, a partire da circa duemila dollari ciascuna. Synthea Amatus, insieme all’americana Abyss Creations, i cui robot del sesso costano fino a 10mila dollari sulla base degli extra aggiunti, è una delle prime aziende a voler portare sul mercato bambole di questo tipo, che parlano e rispondono attraverso l’intelligenza artificiale. Secondo il ricercatore inglese David Levy, entro il 2050 saranno molti gli uomini che faranno sesso con robot umanoidi. “Non vedo niente di sbagliato nel fatto che qualcuno cerchi una soddisfazione sessuale con un robot, quando non riescono ad averla con altri esseri umani”, ha spiegato. E con l’avanzare della tecnologia, il costo di queste bambole scenderà, come è successo per i computer e i cellulari, al punto che sarà più conveniente che pagare una prostituta, ha sottolineato l’esperto. La robotica potrebbe aiutare a ridurre il traffico legato al sesso, ha spiegato Levy in un’intervista alla Thomson Reuters Foundation.
C’è chi dice no
Ma c’è chi non la pensa così. Come Kathleen Richardson, fondatrice della Campaign Against Sex Robot, secondo la quale sarà solo un’altra opzione sul menù accanto alle prostitute umane. Anzi, il rischio è che intensifichino ancora di più perversioni pericolose. Paragonare i robot a una donna, infatti, contribuirebbe ancora di più a rendere la donna un oggetto. Anche l’Esercito della Salvezza inglese, che sostiene i sopravvissuti del traffico di sesso, è contro l’utilizzo di questi robot. “Le persone oggetto dei traffici legati al sesso sono viste come oggetti e non credo che un robot possa ridurre questa concezione”, ha spiegato Kathy Taylor, dell’unità Anti-Trafficking and Modern Slavery dell’organizzazione. Secondo il Global Slavery Index, stilato nel 2016 dal gruppo per i diritti umani australiano Walk Free Foundation, nel mondo sono circa 46 milioni le persone che vivono in una condizione di schiavitù e sono costrette a lavorare o vengono vendute per sesso.
(Versione italiana Quotidiano Sanità/ Nutri&Previeni)