Secondo quanto riportato sul proprio sito l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ogni anno nel mondo più di un bambino su 10 nasce prima del tempo, pari a circa 15 milioni. Un fenomeno in crescita globale da 20 anni, che varia tra 184 Paesi del mondo tra il 5 e 18%. Le complicazioni di un parto prima della 37/ma settimana di gestazione sono la principale causa di morte sotto i 5 anni di età. Eppure nei 3/4 dei casi queste morti, che si stima siano arrivate a un milione nel 2015, potrebbero essere evitate con interventi già disponibili, efficaci e poco costosi.
Le disuguaglianze economiche contribuiscono a uccidere Nelle strutture dei Paesi a basso reddito, la metà dei bambini nati con due mesi circa di anticipo muore per la mancanza di cure efficaci, come calore, supporto all’allattamento, cure di base per infezioni e difficoltà respiratorie. Nei Paesi ricchi invece quasi tutti i prematuri riescono a sopravvivere. Inoltre, nei Paesi a medio reddito un uso della tecnologia al di sotto delle possibilità offerte sta aumentando la disabilità tra i piccoli che riescono a sopravvivere.
Tra gli interventi utili a evitare un parto prematuro ed efficaci a parità di spese, ci sono le iniezioni di steroidi alla madre nel caso di rischio di parto pretermine per rinforzare i polmoni del feto, la terapia-canguro, con cui si favorisce il contatto pelle a pelle tra madre e bambino e l’allattamento, e la continuità con i servizi di ostetricia, che riduce il rischio di prematurità del 24%. Inoltre già durante la gravidanza è fondamentale che la madre abbia una dieta adeguata, non fumi e non usi droghe.
Più del 60% dei parti prematuri si hanno in Africa e Asia meridionale. Nel mondo i 10 paesi con il maggior numero di nascite pretermine sono l’India, seguita da Cina, Nigeria, Pakistan, Indonesia, Stati Uniti, Bangladesh, Filippine, Repubblica democratica del Congo e Brasile.