(Reuters Health) – Essere costantemente attenti a non mangiare cibi che potrebbero contenere glutine e andare sempre in ristoranti gluten free mette a dura prova le persone che soffrono di celiachia, riducendo così la loro percezione della qualità di vita. A evidenziarlo è uno studio appena pubblicato da Digestive Diseases and Sciences , coordinato da Randi Wolf della Columbia University di New York. I ricercatori americani hanno rivolto delle domande a 80 tra adolescenti e adulti con celiachia, molti dei quali avevano ricevuto una diagnosi almeno cinque anni prima. I partecipanti, per tre volte in un mese, hanno risposto a domande sull’aderenza alimentare, sul controllo dei cibi, sui livelli di conoscenza degli alimenti che contengono glutine e sui problemi a livello di qualità della vita correlati alla celiachia. Sulla base delle loro risposte, sono stati classificati come ‘estremamente attenti’ o ‘meno attenti’.
I risultati
12 dei 50 adulti e sette dei 30 adolescenti si sono rivelati ‘estremamente attenti’. Gli adulti ‘estremamente attenti’, per esempio, mangiavano solo in ristoranti per celiaci, facevano domande approfondite quando mangiavano, esaminavano i cibi, i farmaci, evitavano tutte le potenziali fonti di contaminazione incrociata in casa. Tra queste persone, “i punteggi sulla qualità della vita erano significativamente più bassi rispetto a chi era meno attento”, sottolinea Wolf. Lo studio, in realtà, non dimostra che essere ‘estremamente attenti’ sia la causa di un peggioramento della qualità della vita. E Wolf raccomanda anche di rivolgersi sempre a un nutrizionista autorizzato, dopo la diagnosi iniziale di celiachia. “I colloqui per promuovere l’aderenza alla dieta e sostenere una buona qualità di vita richiedono tempo e non possono essere fatti in un’unica visita”, sottolinea la ricercatrice. E per migliorare la qualità di vita, pur restando attenti, “vogliamo testare diverse soluzioni, come dispositivi con sensori che rilevano il glutine, lezioni di cucina e forum online per promuovere una dieta rigorosa senza glutine”. Secondo Shayna Coburn, psicologo al Children’s National Health System Celiac Program, lo studio mette in evidenza la difficoltà di bilanciare la sicurezza dell’evitare il glutine con la qualità della vita. “Questi risultati ci ricordano non solo l’importanza di incoraggiare le persone a seguire una dieta rigorosamente priva di glutine, ma anche a prestare attenzione ai loro bisogno emotivi e sociali”, dice l’esperta. E per far questo, “abbiamo bisogno di coinvolgere non solo gli specialisti, ma anche nutrizionisti ed esperti di salute mentale, per supportare le persone in questa dieta impegnativa da mantenere tutta la vita”.
Fonte: Digestive Diseases and Sciences
Shereen Lehman
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)