Stare ore e ore sdraiati al sole per ottenere un color nocciola quasi perfetto non è per tutti. E non solo perché è un’operazione questa che richiede una certa resistenza fisica. La tintarella-mania è scritta nel Dna e per la precisione in quei geni legati alle dipendenze. A rivelarlo è uno studio pubblicato sul Journal of Investigative Dermatology e svolto presso il King’s College di Londra da Mario Falchi, coinvolgendo oltre 260 mila individui.
Gli esperti sono partiti da un campione di 2.500 gemelli, identici e non, ed hanno visto inizialmente che la ‘mania’ della tintarella ha una predisposizione genetica; infatti i gemelli identici (che hanno lo stesso genoma al 100%) tendono ad essere più simili riguardo la preferenza per l’abbronzatura rispetto ai gemelli non identici (con codice genetico simile come quello di due fratelli qualunque). Poi i ricercatori sono passati all’analisi del Dna di 260 mila persone ed hanno isolato 5 geni che sembrano collegati a una predisposizione all’esporsi al sole anche in maniera esagerata e poco sicura.
Questi geni sono peraltro già noti per essere collegati a predisposizione al rischio e ad altre dipendenze come a quella da fumo, marijuana. “I nostri risultati – afferma Falchi – suggeriscono che riuscire a contenere una esposizione eccessiva al sole o l’uso esagerato dei lettini solari potrebbe essere più complicato del previsto, poiché è un comportamento influenzato da fattori genetici. È importante che il pubblico sia consapevole di questa predisposizione, per rendersi conto di comportamenti pericolosi relativamente all’esposizione al sole”.