Covid-19. Pediatri, i bambini obesi sono più vulnerabili

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I bambini obesi sono più vulnerabili a Covid-19. Nuovi studi confermano infatti che per un bambino obeso il rischio di avere forme gravi di questa malattia è quasi tre volte superiore rispetto ad un bambino normopeso. A lanciare l’allerta è la Società italiana di pediatria (Sip), in occasione della Giornata mondiale contro l’obesità del 4 marzo 2021. “Urgono – avverta la vicepresidente Sip Annamaria Staiano – politiche sociali per contrastare l’epidemia di obesità sin dall’infanzia”.

Con il 9.4% dei bambini obesi (inclusi i bambini gravemente obesi che rappresentano il 2.4%) e il 20,4% in sovrappeso, l’Italia è al quarto posto in Europa, dopo Cipro, Grecia e Spagna, tra i Paesi con i più alti valori di eccesso ponderale nell’infanzia. L’attuale pandemia da SARS-CoV2, rileva la Sip, ci ha fornito ulteriori prove di quanto obesità e malattie croniche non trasmissibili (come patologie cardiovascolari, respiratorie, diabete, tumori) rappresentino il principale fattore di rischio per forme più gravi di COVID-19, sia in età adulta che in età pediatrica.

A confermarlo è ora  uno studio multicentrico appena pubblicato sul Journal of Pediatrics nel quale sono stati analizzati i dati di 281 pazienti pediatrici ricoverati per infezione da SARS-CoV2. Gli autori hanno rilevato che, anche in età pediatrica, l’obesità e la presenza di ipossia (carenza di ossigeno) rappresentano fattori predittivi di un maggiore interessamento respiratorio. Allo stesso modo, spiega Staiano, “una revisione sistematica pubblicata a febbraio 2021, che ha incluso dati di 285.004 soggetti pediatrici con infezione da SARS-CoV2, ha evidenziato che un decorso severo di COVID-19 e/o il ricovero in terapia intensiva si è verificato nel 5.1% dei soggetti con pregresse comorbilità rispetto allo 0.2% dei soggetti senza comorbilità. Nello specifico, per un bambino obeso, rispetto ad un bambino senza comorbilità, il rischio relativo di sviluppare una forma grave di COVID-19 è pari a 2.87 confermando l’ipotesi che l’obesità rappresenti un importante fattore di rischio per manifestazioni cliniche più severe”. In occasione della Giornata Mondiale la Sip sottolinea dunque la necessità di azioni di contrasto all’obesità infantile, anche seguendo l’esempio di altri Paesi.

Un recente articolo, sottolinea la Sip,  ha infatti dimostrato come il supporto delle politiche sociali per l’infanzia (es. asili nido, assegni familiare, detrazioni fiscali) sia in grado di determinare una riduzione nella prevalenza di obesità infantile. Infatti, analizzando i dati raccolti nel quinquennio 2000-2015 è emerso che un incremento medio delle spese annue dedicate all’infanzia pari a 100 dollari per bambino era associato ad una riduzione nella prevalenza di obesità infantile di 0.6 punti percentuale nelle femmine e 0.7 punti percentuale nei maschi. “Tali dati forniscono ulteriori evidenze, se ancora ce ne fosse bisogno, dell’importanza di politiche sociali volte all’educazione sanitaria ed alla promozione di uno stile di vita sano (alimentazione equilibrata ed attività fisica regolare fin dalla prima infanzia) che rappresenta l’arma principale per combattere questa silenziosa epidemia”, conclude Staiano.

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