Palestre chiuse, spostamenti limitati al minimo, smart working, frigorifero e credenza sempre a portata di mano: la pandemia si è tradotta in chili di troppo, con relativi effetti negativi sulla salute. Nello specifico, ci ha fatto guadagnare in media quasi un chilo in più ogni mese. Questo il calcolo effettuato da ricercatori della University of California San Francisco, in uno studio pubblicato su JAMA Network Open.
Il lockdown e l’invito “state a casa”, fondamentali per frenare i contagi da Sars-Cov-2, sottolineano i ricercatori, hanno provocato cambiamenti nell’attività fisica e nei modelli di vita quotidiana, così come aumento di pasti fuori orario e eccesso di cibo. “Abbiamo quindi cercato di indagare sui cambiamenti di peso su una unità di persone per capire meglio le possibili implicazioni per la salute a valle di un obbligo di restare a casa prolungato”.
Allo studio hanno partecipato 269 persone (48% uomini) già inclusi nello studio Health eHeart, con un età media di 52 anni e provenienti da 37 stati Usa. Per ogni partecipante è stata effettuata una media di 28 misurazioni del peso attraverso una bilancia intelligente connessa tramite Bluetooth per un totale di 7.444 misurazioni. I partecipanti hanno sperimentato, dal primo febbraio al primo giugno 2020, un aumento di peso costante a un tasso di 0,27 kg ogni 10 giorni, indipendentemente dalla posizione geografica o dalle presenza di altre malattie. In pratica circa un chilo ogni mese.
“È importante – scrivono i ricercatori, guidati da Gregory Marcus – riconoscere le conseguenze sulla salute che le misure restrittive possono avere sulla popolazione. I danni suggeriti da questi dati dimostrano la necessità di identificare strategie parallele per mitigare l’aumento di peso, come incoraggiare una dieta sana ed individuare alternative per fare attività fisica, nel momento in cui governi stabiliscono misure restrittive per questa o altre future pandemie”.