L’Angioedema ereditario è una malattia rara geneticamente trasmessa. Il difetto genetico impedisce la sintesi o il corretto funzionamento di una proteina, C1-INH, che regola il flusso di liquidi dai vasi sanguigni ai tessuti circostanti con conseguente formazione di edemi.
Abbiamo affrontato nello specifico questa patologia rara, che in Italia si stima colpisca una persona su 63.000, con il Dott. Mauro Cancian, Presidente della Rete ITACA e referente del Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche dell’Azienda Ospedaliera Università degli Studi di Padova e lo abbiamo fatto nel corso del Best Doctor dedicato “Angioedema ereditario: conoscere la patologia”, realizzato da Popular Science.
“Edema è un termine molto comune in medicina che contraddistingue tutte le forme di accumulo di liquidi nei tessuti di origine cardiovascolare, renale o ancora per cause metaboliche”, ha precisato l’esperto. “Angioedema invece deriva da un termine greco che significa appunto vaso proprio a sottolineare come in questa tipologia di malattia la fuoriuscita di liquidi si verifichi nel microcircolo e il problema risieda proprio in un aumento della permeabilità dei capillari”.
A seguito di angioedema si presentano dei gonfiori. “Sì. Di fatto sia l’edema che l’angioedema sono dei gonfiori. Negli edemi il gonfiore è simmetrico mentre nell’angioedema è distrettuale cioè può colpire una mano, oppure un labbro, oppure ancora una palpebra e a volte, purtroppo, anche la gola e l’apparato gastrointestinale”. Ne possiamo dedurre quindi che non siano tutti uguali e che occorra fare dei distinguo. “Dobbiamo pensare a due grandi famiglie: da una parte abbiamo dei gonfiori non simmetrici, localizzati, di tipo sostanzialmente allergico, mediati cioè dall’istamina, e che trattiamo come le allergie quindi con antistaminici, cortisonici e adrenalina. Dall’altra abbiamo gli angioedemi ereditari che sono indotti da un’altra molecola, la bradichinina, che è in grado di aumentare la permeabilità vascolare. È importante quindi differenziare perché la diagnosi e la terapia saranno completamente diversi”.
Quindi “permeabilità, edema, gonfiore”. Ma ci sono altri sintomi? “Si avvertirà anche del dolore perché l’edema non riesce ad espandersi, perché compresso dai tessuti, e quindi crea dolore e limitazione funzionale che porterà il paziente a non riuscire a svolgere le proprie attività quotidiane”, ha proseguito l’esperto.
Ci sono però rischi più gravi in cui la persona con angioedema ereditario può incorrere. “Se l’angioedema coinvolge l’apparato respiratorio entriamo nell’ambito di quella che è la complicanza più severa, l’edema cosiddetto della glottide, l’edema di Quincke, dove si può creare, se l’edema arriva all’estremo, una situazione di soffocamento. Infine, tipico degli angioedemi mediati dalla bradichinina è anche l’interessamento gastrointestinale. I pazienti hanno delle coliche violentissime che ricordano l’appendicite o un addome di tipo acuto, chirurgico”. La diagnosi precoce “diventa quindi fondamentale ed è favorita, negli angioedemi ereditari, dalla parola che li caratterizza cioè l’ereditarietà cioè a dire che in una grande percentuale uno dei due genitori del paziente sarà affetto e quindi questo incrementa il sospetto diagnostico”.
È previsto uno screening familiare? “Lo screening familiare è previsto nel momento in cui viene identificato il primo soggetto affetto dalla malattia. Se sappiamo che un genitore è affetto da angioedema ereditario, a una certa distanza dalla nascita di un figlio andremo ad effettuare delle indagini. A volte però, proprio per il ritardo diagnostico, può verificarsi il contrario. Abbiamo avuto il caso di un bambino diagnosticato intorno ai 10-12 anni e dal bambino siamo risaliti fino al bisnonno. Quindi lo screening a posteriori dell’asse famigliare ci ha consentito di individuare una famiglia con ben cinque persone con angioedema ereditario”, ha ricordato l’esperto.
“La trasmissione della malattia avviene tramite la trasmissione autosomica dominante. Questo significa che a ogni concepimento il genitore potrà trasmettere questo difetto genetico di un cromosoma in maniera casuale a metà dei suoi discendenti. Ciò comporta, per esempio, che un genitore possa avere quattro figli tutti affetti da angioedema ereditario oppure potrà non averne nessuno con questa patologia. Ovviamente per la legge statistica dei grandi numeri la percentuale tende a suddividere in metà affetti e metà no”. Inoltre non c’è alcuna differenziazione di sesso, età o etnia: “nell’angioedema ereditario, a differenza di altri tipi di angioedemi, non c’è nessuna prevalenza di genere né nessuna prevalenza di etnia che suddivida i pazienti tra loro”.
Tornando alla diagnosi, possiamo dire che spesso tutto ruota attorno al Pronto Soccorso. “Abbiamo visto che l’angioedema può rappresentare una emergenza quindi il paziente ha dei sintomi importanti sta male, magari si sente soffocare e viene portato in Pronto Soccorso. Il pronto soccorso è quindi il baluardo sia terapeutico nei casi acuti, ma è anche il primo luogo in cui può avvenire il sospetto di malattia perché magari il paziente fa accessi ripetuti in Pronto Soccorso proprio per questi gonfiori di origine inspiegabile”. Pertanto, “attualmente è il pronto soccorso il principale motore di nuove diagnosi. Queste nuove diagnosi vengono poi effettuate da specialisti diversi quali internisti, oncologi, dermatologi, ematologi”.
Una volta effettuata la diagnosi, il paziente non viene lasciato solo e anzi viene seguito da un team di esperti. Esistono, infatti, delle strutture specializzate come per esempio la Rete Itaca acronimo di Italian Network For Hereditary And Acquired Angioedema, “che si occupa di angioedema in tutti i suoi aspetti e che è distribuita capillarmente con 20 centri in tutta Italia. Ogni centro – ha precisato Cancian – è dotato di adeguate capacità diagnostiche, è in grado di formulare dei piani terapeutici e di certificare la malattia. È in grado quindi di prendere in carico il paziente da ogni punto di vista, anche per alcune procedure chirurgiche o odontoiatriche che potrebbero rappresentare degli stimoli per degli attacchi di angioedema e quindi sottoporre il paziente a rischio di episodi acuti”.
Parliamo infine di terapia. “Negli ultimi 15 anni è cambiato radicalmente il trattamento della malattia. Prima l’angioedema ereditario veniva definita una malattia orfana, con dei farmaci orfani, attualmente abbiamo un ampio ventaglio di scelte. Abbiamo dei farmaci che vanno agire ad agire con dei derivati plasmatici o antagonisti recettoriali della bradichinina, abbiamo dei farmaci che possiamo usare in acuto, oppure ancora ne abbiamo di altri che possiamo utilizzare in quella che definiamo la profilassi a breve termine. Sappiamo, infatti, che ci sono delle condizioni a rischio per i pazienti come l’endoscopia delle vie aeree oppure alcuni interventi odontoiatrici: in questi casi somministriamo il farmaco prima dell’intervento in modo che non si verifichi un attacco. Infine, nei pazienti che tendono ad avere delle recidive frequenti e severe, abbiamo l’opportunità di somministrare dei farmaci, sia per via sottocutanea sia per via orale, in grado di prevenire completamente l’insorgenza della malattia”, ha concluso Mauro Cancian.