Il segreto per una pelle e articolazioni più sane può risiedere nei microrganismi intestinali. Un recente studio ha scoperto che una dieta ricca di zuccheri e grassi porta a uno squilibrio nella cultura microbica dell’intestino e può contribuire a malattie infiammatorie della pelle come la psoriasi.
Il lavoro suggerisce che il passaggio a una dieta più equilibrata possa ripristinare la salute dell’intestino e sopprimere l’infiammazione della pelle.
Studi precedenti hanno dimostrato che la dieta occidentale, caratterizzata da un alto contenuto di zuccheri e grassi, può portare a una significativa infiammazione della pelle e alla comparsa della psoriasi. Nonostante siano disponibili potenti farmaci antinfiammatori per la pelle, lo studio attuale indica che semplici cambiamenti nella dieta possono anche avere effetti significativi sulla psoriasi.
Il cibo è infatti uno dei principali fattori modificabili che regolano il microbiota intestinale, la comunità di microrganismi che vive nell’intestino. Seguire una dieta occidentale può causare un rapido cambiamento della comunità microbica dell’intestino e delle sue funzioni. Questa alterazione dell’equilibrio microbico – nota come disbiosi – contribuisce all’infiammazione intestinale.
Dal momento che i batteri nell’intestino possono giocare un ruolo chiave nel plasmare l’infiammazione, i ricercatori hanno voluto testare se la disbiosi intestinale influenzi l’infiammazione della pelle e delle articolazioni.
Gli esperti hanno scoperto che esiste un chiaro legame tra l’infiammazione della pelle e i cambiamenti nel microbioma intestinale dovuti all’assunzione di cibo e che il danno causato da una dieta malsana è parzialmente reversibile. Passando cioè da una dieta occidentale a una più sana, l’infiammazione della pelle si riduce e le placche della psoriasi diventano più sottili.
Per gli esperti, questi risultati rivelano che i pazienti con psoriasi dovrebbero prendere in considerazione il passaggio a un modello alimentare più sano.
(Journal of Investigative Dermatology, http://dx.doi.org/10.1016/j.jid.2020.11.032)
di Michela Perrone