(Reuters Health) – Un piccolo studio indica che consumare cioccolato al latte prima di ogni altra cosa al mattino o alla fine della giornata potrebbe non produrre un aumento di peso, ma le tempistiche potrebbero influire su sonno, energia e microbiota.
In uno studio di crossover randomizzato, 19 donne in postmenopausa con indice di massa corporea (IMC) nella norma hanno consumato 100 grammi di cioccolato al latte al giorno – al mattino o alla sera – per due settimane in ogni condizione e successivamente si sono astenute del tutto per altre due settimane. Quattordici giorni di assunzione di cioccolato non hanno prodotto un aumento di peso, ma le tempistiche di consumo hanno avuto effetti diversi sulla spesa energetica delle donne, sul loro appetito e sonno e sui microbi all’interno dell’intestino.
Lo studio mostra che “se si consuma cioccolato al mattino, in una finestra temporale molto ristretta, e poi non se ne mangia più per il resto della giornata, può contribuire a mantenere il peso”, osserva l’autrice dello studio, Marta Garaulet, che lavora presso la divisione di disturbi del sonno e del ritmo circadiano all’interno dei reparti di medicina e neurologia del Brigham and Women’s Hospital di Boston ed è professoressa all’Università di Murcia in Spagna.
“Un altro messaggio importante è che se solitamente si va a correre o si pratica un esercizio fisico intenso al mattino, potrebbe essere utile assumere cioccolato quando ci si corica”, ha proseguito. “Se si mangia cioccolato di sera, quando ci si sveglia al mattino si avrà più energia”.
Lo studio
Per esaminare più approfonditamente l’effetto del consumo di cioccolato sulle donne in menopausa, i ricercatori hanno reclutato partecipanti con un’età media di 52 anni, un peso iniziale medio di 65,5 kg e un IMC medio di 25,0, con un grasso corporeo medio del 32,7%. I criteri di esclusione erano: IMC superiore a 35 kg/m2; disturbi endocrini, renali, epatici, alimentari o psichiatrici e assunzione di farmaci o integratori di fibre.
Le donne sono state invitate a seguire la loro normale alimentazione quotidiana mentre partecipavano allo studio, con un periodo di astinenza di una settimana tra l’una e l’atra durante il quale non hanno assunto cioccolato. Per tutte le donne sono state eseguite misurazioni al basale, all’inizio e verso la fine di ogni condizione. Tra le misurazioni figuravano: antropometria, apporto alimentare, parametri relativi al sonno, actimetria, calorimetria, glicemia a digiuno, campioni fecali e questionari sulla sensazione di fame.
Nella condizione che prevedeva di assumere cioccolato al mattino, le donne hanno consumato 100 g di cioccolato al latte ogni giorno entro un’ora dal risveglio e insieme alla colazione, ma non lo hanno assunto più per il resto della giornata, mentre nella condizione che prevedeva l’assunzione serale di cioccolato, le donne hanno mangiato i loro 100 grammi un’ora prima del coricamento e non lo hanno assunto ad altri orari.
Durante i periodi di astinenza, le donne sono state invitate a non toccare cioccolato. Tuttavia, potevano sempre consumare qualsiasi altro alimento a loro piacimento.
I ricercatori hanno stabilito che il consumo di cioccolato ha ridotto la fame e il desiderio di altri dolci. Quando le donne hanno mangiato cioccolato al mattino, il loro apporto energetico ad libitum è sceso di 300 kcal/giorno rispetto al basale e quando lo hanno consumato di sera, tale apporto si è ridotto di 150 kcal/giorno. Tuttavia, in nessuna situazione la riduzione ha eguagliato il contributo energetico del cioccolato (542 kcal/giorno).
Il consumo serale ha prodotto un aumento del 6,9% dell’attività fisica secondo l’actimetria, un aumento dell’1,3% nella dissipazione del calore dopo i pasti e un aumento del 35,3% nell’ossidazione dei carboidrati. Inoltre, ha condotto a un aumento della produzione di acidi grassi a catena corta e a variazioni nella composizione del microbiota intestinale.
Il consumo mattutino di cioccolato ha ridotto la glicemia a digiuno del 4,4%, la circonferenza vita dell’1,7% e ha aumentato l’ossidazione lipidica del 25,6%. Le mappe di calore della temperatura del polso e le registrazioni del sonno hanno mostrato che il consumo serale ha prodotto un timing più regolare degli episodi di sonno con una minore variabilità di insorgenza del sonno rispetto al consumo mattutino.
Fonte: The FASEB Journal
Linda Carroll
(Versione Italiana Quotidiano Sanità/Nutri&Previeni)