Da chi definisce il documento dell’Iarc ”una farsa”, a chi accusa l’agenzia di aver ”torturato i dati”; nel mondo sono molti i pareri contrari alla decisione di inserire la carne nell’elenco delle sostanze cancerogene. Ad infastidire maggiormente i consumatori è però l’accostamento delle carni lavorate al tabacco e ad altre sostanze pericolose.
“Non bisognerebbe confrontare salsicce e sigarette – ha affermato a una radio di Sidney il ministro dell’Agricoltura australiano Barnaby Joyce – e questo rende tutta la faccenda una farsa”. Si oppone al famigerato documento Iarc anche l’associazione Meat and Livestock Australia, secondo cui “il consumo di carne rossa fa parte di una dieta salutare e bilanciata”.
Molte le critiche anche dagli Usa, dove il North American Meat Institute, che rappresenta i produttori di carne lavorata, accusano la Iarc di “aver torturato i dati per ottenere un risultato preciso”.
Dello stesso tono il commento della Chamber of Food and Beverage Industry di Hong Kong, secondo cui ”l’Oms non ha fatto distinzioni tra gli additivi”. Anche l’associazione Cancer Research UK ricorda che la pericolosità della carne lavorata è comunque inferiore a quella delle sigarette, al punto che se tutti i britannici smettessero di fumare si avrebbero 64mila morti in meno l’anno, mentre se smettessero di mangiare carne rossa e lavorata le vite salvate sarebbero 9mila.
“E’ ovvio che la questione è quanta se ne mangia – sottolinea Umberto Tirelli, direttore scientifico del Cro di Aviano – ma tutto il discorso va messo nel giusto contesto, dato che viviamo in un mondo in cui un miliardo di persone non ha cibo sufficiente. Noi abbiamo un problema di abbondanza che andrebbe affrontato nelle scuole, insegnando l’importanza della dieta mediterranea”.