Le persone che vivono da sole hanno maggiori probabilità di abituarsi a una cattiva alimentazione nella quale mancano i nutrienti più importanti per la salute. Questo è quanto emerge da uno studio della Queensland University of Technology (QUT) pubblicato sulla rivista Nutrition Reviews. La dottoressa Katherine Hanna e il dottor Peter Collins, della QUT’s School – Exercise and Nutrition Sciences, hanno revisionato 41 studi precedenti per indagare il legame tra la “vita da single” e l’assunzione di cibo e di nutrienti.
Dall’analisi dei dati si sono dapprima evidenziate diverse motivazioni che possono portare le persone che vivono da sole ad adottare una dieta povera di nutrienti salutari: abilità culinarie scarse, nessun partner per andare a fare la spesa, crescente costo del cibo, preferenza negli acquisti di cibi precucinati, la mancanza di una motivazione a cucinare. Tra l’altro, gli uomini che vivevano da soli avevano maggiori probabilità di avere una dieta povera rispetto alle donne. Inoltre, anche i fattori economici spiegano il minor consumo di alimenti salutari come frutta, verdura e pesce, in quanto richiedono un acquisto e un consumo più frequenti.
“L’assenza di sostegno o di incoraggiamento – ha detto Hanna – a rispettare le linee guida per una sana alimentazione e la difficoltà a gestire il controllo delle porzioni sono stati i fattori che hanno influenzato la dieta, ma ci sono anche altri fattori socio-economici. Per esempio, una persona che è in lutto o ha divorziato può aver precedentemente contato sul supporto del partner per la preparazione del cibo, così vengono a mancare le capacità nel cucinare per rendere i pasti sani”, ha aggiunto.
“Anche l’impatto psicologico del vivere da soli può influenzare la dieta. Ricerche precedenti avevano dimostrato che la solitudine, per esempio, è un fattore significativo e predittivo della malnutrizione negli anziani”, ha concluso Hanna.