In questa estate torrida arriva dalla Yale School of Pubblic Health un nuovo allarme sui cambiamenti climatici: la siccità aumenta il rischio di diarrea, che è una tra le principali cause di morte tra i bambini piccoli nel mondo per via degli effetti che può avere sulle condizioni di vita e di salute, tra queste la grave disidratazione e le infezioni. Si stima che ogni anno, nel mondo, le malattie associate alla diarrea uccidano mezzo milione di bimbi sotto i 5 anni.
I ricercatori americani hanno indagato l’associazione tra siccità e malattie diarroiche in uno studio pubblicato sulla rivista Nature Communications, per il quale sono stati raccolti, tra il 1990 e il 2019, dati su oltre 1,3 milioni di bambini sotto i 5 anni di età da 51 Paesi. Il 14,4% dei bambini aveva avuto diarrea nelle 2 settimane precedenti alla raccolta dati, con un’incidenza più alta tra i bimbi tra i 6 e i 23 mesi. In Niger, il paese più colpito, circa il 36,4% dei bambini si era ammalato di recente. Mettendo in collegamento questi dati con quelli riguardanti le condizioni climatiche in quei Paesi, i ricercatori hanno stimato che vivere in condizioni di siccità lieve per sei mesi aumenta il rischio di diarrea del 5%, che sale all’8% se la siccità è grave.
“Un segnale inquietante, dal momento che il mondo continua a riscaldarsi a causa del cambiamento climatico”, commentano i ricercatori in una nota. I ricercatori hanno inoltre scoperto che, se parte del problema derivava dalle scarse condizioni igieniche legate alla mancanza di acqua a disposizione, l’accesso a strutture idriche, igienico-sanitarie e igieniche di buona qualità, come acqua e sapone adeguati, non annullavano il rischio diarrea, offrendo livelli di protezione da bassi a moderati. Sicuramente i bambini nelle famiglie in cui ci voleva più tempo per raccogliere l’acqua – più di mezz’ora – o dove non c’era accesso all’acqua e al sapone per lavarsi le mani, erano maggiormente a rischio. “Non è possibile eliminare completamente l’impatto della siccità sul rischio di diarrea”, spiega Kai Chen, primo autore dello studio: “Dobbiamo ridurre le emissioni di gas serra”.