È una malattia cronica autoimmune, molto visibile a causa delle caratteristiche macchie bianche sulla pelle, ma poco conosciuta e spesso svilita a un semplice problema di natura estetica. Si tratta della vitiligine, patologia che colpisce tra lo 0,5% e il 25% della popolazione mondiale con un forte impatto dal punto di vista sociale, psicologico ed emotivo. In Italia sono circa 330mila le persone affette da questa condizione che, proprio per la sua natura autoimmune, si associa spesso ad altre problematiche, come le malattie tiroidee, le malattie infiammatorie croniche intestinali, il diabete mellito e l’alopecia areata. Questa caratteristica, insieme alla progressione imprevedibile e all’assenza – fino ad oggi – di trattamenti specifici, rende la vitiligine una patologia impegnativa da trattare.
La ricerca sembra però avere aperto una nuova prospettiva. Già nel 2023 l’EMA ha approvato a livello europeo Ruxolitinib crema 1,5% nel trattamento della vitiligine non segmentale con coinvolgimento facciale negli adulti e negli adolescenti a partire dai 12 anni di età. È il primo e unico principio attivo che agisce sul meccanismo alla base della malattia, consentendo la repigmentazione della pelle dei pazienti sia sul viso che sul corpo. E proprio ieri, 27 maggio, l’AIFA ne ha approvato la rimborsabilità.
È quanto emerge dal 98esimo Congresso SIDeMaST, Società Italiana di Dermatologia e Malattie Sessualmente Trasmesse che si apre oggi a Giardini Naxos fino al 31 maggio e presieduto dai Prof. Giuseppe Micali (Catania) e Luca Stingeni (Perugia). La molecola Ruxolitinib fa parte di una classe di inibitori della Janus chinasi, noti anche come JAK inibitori, già utilizzati con successo in oncologia e in diverse malattie dermatologiche.
I risultati degli studi clinici registrativi di fase III (TRuE-V1 e TRuE-V2) in più di 600 persone con vitiligine non segmentale, a partire dai 12 anni, hanno mostrato la sicurezza e l’efficacia di Ruxolitinib crema, rispetto a quella non medicata, nel migliorare significativamente la repigmentazione della cute. “L’obiettivo primario dello studio – afferma il Prof. Giuseppe Micali, Presidente del Congresso – era la repigmentazione del viso di almeno il 75%, mentre quelli secondari erano la repigmentazione del viso di almeno il 90% e del corpo di almeno il 50%, con soddisfazione del paziente. A 6 mesi dall’inizio della terapia questi risultati sono stati raggiunti da una percentuale significativamente superiore nei pazienti che applicavano il farmaco rispetto a quelli trattati con il veicolo (crema non medicata). Inoltre, la repigmentazione delle lesioni è proseguita fino alla fine del periodo di trattamento di 52 settimane con percentuali più alte sia sul viso che sul corpo nei pazienti trattati in modo continuativo.