La chiave per scoprire da cosa dipende la possibilità o meno di allattare sta nel Dna. Una mutazione di una proteina, chiamata ZnT2, può impedire, infatti, alle ghiandole mammarie di svilupparsi e in seguito non permettere alle neomamme di produrre abbastanza latte. Questo è quanto emerge da uno studio del Penn State College of Medicine pubblicato sul Journal of Biological Chemistry.
I ricercatori hanno osservato lo sviluppo delle ghiandole mammarie nei topi, con e senza ZnT2 funzionante. Il gruppo di topi con ZnT2 non funzionante mostrava ghiandole mammarie meno sviluppate e gravi difetti nella loro funzione durante l’allattamento. La ZnT2 trasporta zinco, evidenziano gli studiosi, facendolo secernere nel latte materno e lo zinco è anche uno degli elementi necessari per innescare la crescita delle ghiandole mammarie. Senza la ZnT2 funzionante, lo zinco si accumula nel citoplasma, una parte delle cellule, diventando tossico. La sua assenza se non viene trasportato può portare a dei problemi nella composizione del latte materno, oltre che nella quantità prodotta.
I ricercatori hanno scoperto, infatti, che i topi senza ZnT2 avevano ridotto significativamente zinco, beta caseina, grassi e lattosio nel latte, elementi considerati vitali per la crescita. “Crediamo che ci sia la biologia dietro alcuni problemi di allattamento. Se siamo in grado di identificare le donne che avranno problemi mentre sono ancora in gravidanza – identificando mutazioni nella ZnT2 – forse possiamo aiutarle a prepararsi meglio prima che il bambino arrivi”, spiega Shannon Kelleher, che ha svolto la ricerca. In futuro, gli studiosi sperano di approfondire ulteriormente l’analisi del gene che codifica questa proteina per capire come l’allattamento è influenzato e come aiutare le donne che hanno questa mutazione.