Nonostante sia stata evidenziata una riduzione, nel nostro Paese i consumi di alcol continuano ad essere preoccupanti. Sono, attualmente circa otto milioni i consumatori di alcol a rischio in Italia, di questi 720 mila sono “heavy drinkers”, cioè bevitori pesanti, che consumano una quantità di alcol dannosa per la salute (l’Oms definisce “dannosi” i consumi giornalieri di oltre 40 grammi di alcol per le donne e più di 60 per gli uomini). Solo il 10% di questi bevitori accaniti, poco meno di 73mila, viene intercettato e avviato ai servizi alcologici del Servizio sanitario nazionale (Ssn). Ma non è finita qui: ad alzare di più il gomito sono i ragazzini tra i 16 e 17 anni e gli anziani ultra 65enni.
Dati allarmanti
E’ questa la fotografia sul consumo di alcol in Italia, in particolare di quello dannoso alla salute, scattata dall’Istat e dall’Istituto superiore di sanità (Iss) presentata, in occasione dell’Alcohol Prevention Day, in collaborazione con Osservatorio nazionale alcol (Ona – e del Centro OMS per la ricerca e la promozione della salute su alcol e problematiche alcol correlate) del Cnesps dell’Iss, con il sostegno del Ministero della Salute. A sorpresa, secondo l’analisi 2011-2014, la prevalenza dei consumatori dannosi di alcol in Italia è più elevata tra gli uomini rispetto alle donne. In Italia, che pure ha ridotto significativamente i consumi, attestandosi a circa sei litri l’anno pro capite, e la mortalità specifica, gli uomini rispetto alle donne mostrano una differenza significativa nell’Italia nord-occidentale e nelle regioni del sud rispetto alla media nazionale. “Nel corso degli anni 2007-2014 non si sono osservate diminuzioni soddisfacenti e il confronto tra gli ultimi due anni non mostra differenze – si legge nel report – statisticamente significative mostrandosi stabile il numero dei consumatori dannosi in necessità di trattamento”.
Dalle rilevazioni si evince poi che negli ultimi anni, il 15% circa degli uomini e il 6% circa delle donne, hanno dichiarato di aver abitualmente ecceduto quotidianamente nel consumare bevande alcoliche (nel 2014 per un totale di circa 5.800.000 persone). Sempre un po’ a sorpresa si scopre che l’anello debole del sistema sono adolescenti di età compresa tra 16 e 17 anni ed anziani ultra 65enni; la percentuale più elevata per entrambi i sessi. I più consapevoli invece sono i ragazzi di età compresa tra 18 e 24 anni, che fanno segnare la percentuale più bassa. Intanto ha fatto discutere l’ipotesi circolata tra gli esperti di innalzare l’età minima del bere a 25 anni, subito bocciata dall’Osservatorio Permanente sui Giovani e l’Alcool che lo ha definito, come ha spiegato il Presidente dell’Osservatorio Enrico Tempesta, “un obiettivo immotivato, perché l’abuso si contrasta con investimenti culturali e non con i divieti”. Ed è anche alla luce di queste informazioni che l’Ona sostiene i progetti di sensibilizzazione promuovendo campagne di incremento della consapevolezza come quella del Ministero della salute, “Non perderti in un bicchiere”.