E’ di nuovo allarme in tema di sicurezza alimentare. Questa volta si tratta del discusso pesticida glifosato, che l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) – Organismo dell’Organizzazione mondiale della sanità – ha classificato come probabile cancerogeno e che l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) invece assolve, finisce anche sulle tavole degli italiani. Analisi condotte da due lavoratori, su iniziativa del mensile dei consumatori ‘Il Test-Salvagente’, hanno infatti rilevato in alcuni casi residui di glifosato, pur se inferiori ai limiti di legge, in corn flakes, fette biscottate, farine e paste. Inoltre il ‘Test-Salvagente’ ha svolto analisi anche su campioni di acque e in questo caso i risultati sono stati più allarmanti, perché su 26 campioni provenienti da diverse città italiane, in due casi, l’Acido aminometilfosfonico (Ampa), un metabolita dagli effetti tossici derivato dal glifosato, è risultato superiore ai limiti di legge.
Il problema
Il problema è – ha denunciato il mensile presentando i risultati delle analisi alla stampa – che nessuna regione italiana analizza la presenza di glifosato e del suo metabolita Ampa nelle acque potabili. A puntare l’indice contro le regioni, anche Vincenzo Vizioli, presidente dell’Associazione italiana per l’agricoltura biologica (Aiab) e promotore del coordinamento ‘Stop Glifosato’, che comprende 38 soggetti non solo del mondo bio, ma consumatori, ambientalisti e associazionismo agricolo. “Abbiamo chiesto alle regioni di togliere il glifosato dai disciplinari di produzione a cui vengono assicurati finanziamenti europei attraverso i piani di sviluppo rurale, ma finora abbiamo trovato un muro di gomma. Il buon senso vorrebbe che in primis la Ue, nella sua decisione del mese prossimo sul rinnovo dell’autorizzazione alla vendita del glifosato, si basasse sul principio di cautela che figura peraltro nel suo statuto – sottolinea Carlo Maurizio Modonesi, docente dell’Università di Parma e membro del Gruppo Pesticidi dei Medici per l’Ambiente – perché ancora non sappiamo i veri rischi delle continue esposizioni a tracce di residui di pesticidi”.