Insieme con una predisposizione genetica, anche i disordini psichici e lo stress possono essere una causa scatenante della psoriasi, una malattia infiammatoria cronica della pelle che porta con sé anche un notevole carico di sofferenza fisica. Questo il quadro generale emerso da un simposio dal titolo “È lo stress a causare la mia psoriasi? Le risposte biopsicosociali”, organizzato durante il 91° Congresso Nazionale della Società Italiana di Dermatologia medica, chirurgica, estetica e delle Malattie Sessualmente Trasmesse (SIDeMaST) in corso a Genova.
“La psoriasi è una malattia che può essere molto dolorosa e difficile da trattare, che ha un impatto significativo sulla vita di una persona, con comorbidità fisiche e psicologiche che interagiscono in una menomazione permanente. E’ quindi importante non solo curarla, ma interagire con il paziente affinché questi possa viverla al meglio, innalzando le proprie aspettative di qualità di vita”, ha precisato Aurora Parodi Presidente dei lavori, moderatrice del simposio e Direttore della Clinica Dermatologica Ospedale S. Martino di Genova.
Secondo le stime più recenti, in Italia sono circa 2,5 milioni i malati affetti da psoriasi. La maggior parte delle persone affette da questa patologia (circa il 80%) soffre di psoriasi a placche, nella forma lieve o moderata, mentre circa il 20% è colpito da una forma moderata-grave tale per cui, in alcuni casi, è necessaria l’ospedalizzazione. La psoriasi ha un grave impatto sulla qualità della vita del paziente, ma nonostante questo essa rimane spesso una patologia sottovalutata. “E’ proprio su questo aspetto che bisogna vigilare – afferma Antonio Costanzo, ordinario di Dermatologia all’Università Humanitas – la psoriasi è una grave malattia cronica che, se non trattata, può mettere i pazienti ad aumentato rischio di altre gravi condizioni di salute, tra cui malattie cardiache di una certa rilevanza”.
“L’interleuchina IL-17A, è una citochina che svolge un ruolo chiave nel sostenere l’infiammazione sottostante alla psoriasi. I farmaci che si sono dimostrati più efficaci sono quelli che agiscono direttamente su questa proteina. A livello EMA, ad esempio, è stato da poco approvato, un nuovo trattamento, Ixekizumab, che evidenzia dati positivi con elevati livelli di scomparsa totale delle lesioni”. La ricerca va proprio in questa direzione: offrire al paziente cure che superino gli standard attuali e rispondano alle sue aspettative non solo di risoluzione delle placche ma anche di recupero di una soddisfacente qualità della vita dal punto di vista emozionale e relazionale.
Una malattia complessa, con ricadute anche relazionali, in cui lo stress gioca un ruolo specifico. Il legame fra stress e psoriasi è collegato al rilascio da parte delle terminazioni nervose di alcune molecole che, interagendo con le mast cells, portano ad un diretto aumento dell’infiammazione neurogenica. “In questo quadro, quindi, un approccio olistico al paziente, che integri biologia e medicina psicosociale, è fondamentale”, afferma Anna Graziella Burroni, specialista in dermatologia e malattie veneree dell’ospedale San Martino di Genova e Presidente SIDEP. “Si deve costruire un rapporto basato sul dialogo Medico-Paziente con l’obiettivo di portare il malato ad un adeguato coping alla malattia”. Fattori esterni e interni quindi – concludono i relatori – che embricati in una patologia spesso sottovalutata e dalle comorbidità fisiche e psicologiche, possono portare i pazienti a dover sopportare condizioni di vita molto dolorose che diversamente potrebbero essere evitabili.