Per le persone che soffrono di osteoporosi l’estate può rivelarsi rischiosa a causa dei cambiamenti che le vacanze inevitabilmente portano con sé. Sono dunque necessarie alcune precauzioni: dalla verifica dell’ambiente in cui ci si ritrova a trascorrere le vacanze, diverso da quello abituale, alle medicine da non dimenticare a casa. A mettere in guardia sono gli esperti, che hanno messo a punto 7 consigli per chi abbia avuto una diagnosi di questa patologia, di cui soffrono circa 3,5 milioni di donne.
I primi sei consigli
“D’estate si tende tradizionalmente ad essere meno attenti ai problemi di salute – sottolinea Giovanni Minisola, presidente Emerito della Società italiana di reumatologia (Sir) – Ciò non può accadere per chi è affetto da fragilità ossea, una patologia che non va mai in vacanza”. Ecco quindi, disponibili anche online sul portale Stopallefratture.it, alcuni semplici consigli:
1. evitare posizioni, sforzi e movimenti che comportano sollecitazioni eccessive sulla colonna;
2. non trasportare oggetti o valigie pesanti, distribuendo sempre il peso egualmente su entrambi i lati;
3. accertarsi che il letto sia quanto più possibile simile a quello che si ha a casa;
4. evitare attività sportive alle quali non si è abituati;
5. non camminare, e ancor meno correre, sulla battigia perché il piano è inclinato e le vertebre vengono sollecitate in modo anomalo;
6. non dimenticare di assumere i farmaci prescritti, accertandosi di portarne in vacanza il quantitativo necessario e di trasportarli rispettando le norme di conservazione.
Il settimo consiglio
“Numerosi studi – commenta Luigi Sinigaglia, Direttore del dipartimento di fisiatria e reumatologia del centro ortopedico traumatologico Gaetano Pini a Milano – dimostrano come anche la semplice riduzione del 20-25 % delle dosi dei farmaci comporti un rapido incremento del rischio di frattura”. Capita anche, aggiunge “che i medici consiglino una riduzione dei dosaggi nei mesi estivi. In particolare viene spesso consigliato di non assumere la supplementazione in vitamina D per via della maggiore esposizione al sole, dimenticando che il deficit in Vitamina D non è tanto legato alla mancata esposizione alla luce solare quanto a un difetto di conversione dei precursori a livello della cute del soggetto anziano”. L’altro aspetto che merita di essere sottolineato, e settimo consiglio, è relativo all’attenzione rispetto al rischio di caduta. “Quando il paziente si trasferisce in un ambiente diverso dall’usuale – aggiunge – può essere aumentato, sia per difetto di attenzione sia per la presenza di naturali insidie relative all’ambiente stesso”.