La strategia migliore per diminuire l’obesità dei bambini, sia dal punto di vista della diminuzione dell’indice di massa corporea che dei risparmi per le casse pubbliche, è una tassa sulle bevande zuccherate. Ad affermarlo è uno studio coordinato dall’Università di Harvard pubblicato dall’American Journal of Preventive Medicine, che ha confrontato quattro diversi tipi di intervento.
I ricercatori hanno messo a confronto la eventuale tassa, la fine delle agevolazioni fiscali per gli spot sul cibo spazzatura, l’aumento dell’attività fisica nelle scuole e l’insegnamento degli stili di vita corretti già in età prescolare, elaborando modelli matematici per capire l’impatto di una loro eventuale implementazione su tutto il territorio statunitense. Per far diminuire di una unità l’indice di massa corporea di una persona attraverso l’intervento sugli spot si spenderebbero 1,16 dollari a testa secondo gli esperti, ma si risparmierebbero 343 milioni di dollari di costi sanitari nel decennio successivo.
Una tassa di un centesimo sulle bibite costerebbe 3,16 dollari per unità di Bmi, ma porterebbe risparmi di 23 miliardi di dollari sul lungo termine oltre a generare entrate per 12,5 miliardi di dollari l’anno. “Il consumo di bibite zuccherate negli adulti e nei bambini è raddoppiato negli ultimi 30 anni – spiega Michael W. Long, che ha coordinato lo studio – e il loro uso è legato oltre che all’obesità anche diabete e malattie cardiovascolari”.