La quantità di alimenti che viene gettata via lungo la filiera che va dal campo alla tavola, nei ristoranti e nelle case, è impressionante. Secondo la FAO, più di 1/3 del cibo prodotto nel mondo non viene consumato, viene buttato e perso. I costi globali legati agli sprechi ammontano a circa 2,6 trilioni di dollari l’anno comprensivi di costi ambientali e sociali.
La seconda Giornata della Nutrizione 2019 “Nutrinformarsi: lo spreco nel piatto” è stata organizzata dal CREA, Centro di ricerca Alimenti e Nutrizione, per aumentare la consapevolezza sul tema dello spreco alimentare e fornire indicazioni e consigli per migliorare i comportamenti legati alla gestione del cibo, dall’acquisto al consumo, alla popolazione che vive in Italia.
In un messaggio d’introduzione all’evento la Senatrice Teresa Bellanova, Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali e del turismo, ha sottolineato come la lotta allo spreco alimentare sia un tema di grande importanza e ha dichiarato che “sostenibilità ed equilibrio nella fiera alimentare sono essenziali”.
L’indagine sullo spreco alimentare domestico in Italia
L’incontro è stato l’occasione per presentare l’indagine sullo spreco alimentare domestico in Italia condotta dall’Osservatorio Sprechi Alimentari del CREA nel 2018. I ricercatori hanno intervistato 1.142 famiglie, chiedendo a chi si occupa di fare la spesa e di preparare i pasti quanti e quali alimenti vengono buttati in casa e perché. Il 77% delle famiglie intervistate ha dichiarato di aver gettato cibo nella settimana precedente l’intervista. È emerso che gli alimenti che registrano una maggiore quantità di spreco sono: frutta fresca, pane, verdura fresca, bevande analcoliche (che comprendono il latte fresco) e prodotti freschi (yogurt, budini, merende fresche alla frutta).
I ricercatori hanno osservato che la popolazione italiana getta sopratutto prodotti completamente inutilizzati (43,2%), poi prodotti aperti ma non completamente consumati perché scaduti (30,3%) e infine gli avanzi del piatto e quelli conservati ma poi gettati (rispettivamente 14,6% e 11,9%). Sebbene il 75% delle famiglie pianifichi gli acquisti, solo il 42% decide in anticipo i menù settimanali. Meno del 5% non conserva gli avanzi e non finisce quello che ha nel piatto.
I dati sono stati analizzati anche in base alla fascia di reddito: la propensione allo spreco si riscontra principalmente tra i giovani e le famiglie con una maggiore disponibilità economica.
Sommando le quantità di spreco per tutte le categorie alimentari, gli italiani sprecano in media 370 g/settimana/famiglia. Un dato simile a quello olandese di 365 g/settimana e inferiore a quello spagnolo (534 g/settimana) e tedesco (534 g/settimana).
In un messaggio inviato al convegno, l’Onorevole Maria Chiara Gadda, prima firmataria della legge 166/2016, ha affermato che “l’Osservatorio su sprechi alimentari e recupero delle eccedenze è un tassello strategico per il buon funzionamento della legge antisprechi e per poter pianificare di conseguenza politiche di ampio respiro”. E ha aggiunto: “Fino ad oggi ci siamo dovuti confrontare con analisi e numeri parziali, mentre per agire in modo mirato sugli anelli della filiera più fragili, dove è ancora complesso recuperare le eccedenze e definire politiche di prevenzione degli sprechi o riduzione delle perdite, è necessario monitorare il fenomeno in modo oggettivo […] Ringrazio il CREA che oggi, con la presentazione della sua prima indagine, ha confermato che non solo l’Italia è all’avanguardia in Europa su questi temi, ma che siamo sulla buona strada per raggiungere gli obiettivi di una maggiore efficienza nel recupero, e nel sostegno per le fasce più bisognose della popolazione”.