Col coronavirus si è diffusa una pandemia di cattiva alimentazione, con tendenza verso cibi meno salutari e riduzione del consumo di verdure e cereali integrali. Lo rivela un’indagine di Caroline Um, ricercatrice della American Cancer Society, presentata al congresso virtuale Nutrition 2021. La forza di questa ricerca sta nel fatto che è stata disegnata come estensione di uno studio già esistente, il Cancer Prevention Study 3 (CPS-3), che ha coinvolto oltre 300.000 individui dal 2006. Il campione doveva compilare periodicamente dei questionari alimentari con abitudini di consumo, frequenza e quantità di consumo di diversi gruppi di cibi.
Nel 2020 in concomitanza con l’inizio della pandemia gli esperti hanno avviato un’indagine su un sottogruppo di 2.335 individui, includendo anche alcune domande sul Covid. “Oltre a fare domande sul consumo dei principali gruppi di cibi, l’indagine ha considerato anche aspetti legati al Covid quali l’influenza della pandemia sulla propria salute fisica e mentale, l’accesso alle cure mediche, il livello di sicurezza finanziaria e alimentare”, spiega Um.
Ebbene è emerso che con il Covid il campione si è spostato verso consumi di cibo meno salutari, riducendo il consumo di verdura e cibi sani rispetto a quanto aveva riferito negli analoghi questionari compilati negli anni precedenti alla pandemia. Gli esperti avvertono: la pandemia non è ancora finita e ci sono ancora diversi fattori che possono influenzare la disponibilità di cibo e la sicurezza alimentare; “è possibile – spiega Um – che questo spostamento verso il consumo di cibi meno sani continuerà, aumentando il rischio di aumento di peso e di sviluppare malattie croniche”, come il diabete.