I genitori che si preoccupano per l’alimentazione dei propri ragazzi, spesso disordinata e poco sana, sappiano che non basta porre limiti alle trasgressioni quando i figli sono a casa e in famiglia. Infatti, caffè, ristoranti e fast food sono i posti dove gli adolescenti prendono molte delle loro cattive abitudini alimentari. Proprio in questi luoghi di ritrovo i teenager consumano 2,5 volte in più che a casa cibi ‘superflui’, cioè quelli il cui contenuto di grassi e zuccheri supera le linee guida per un’alimentazione equilibrata: bibite gasate e zuccherate, patatine fritte e dolciumi. E lo stesso avviene anche a scuola, dove però il consumo dei cibi spazzatura è quasi il doppio. Lo segnala uno studio dell’Università di Bristol, presentato al Congresso europeo sull’obesità in corso a Porto, in Portogallo.
Nello studio i ricercatori hanno analizzato i dati di 884 adolescenti britannici, relativi al 2008-2012, oltre ai diari da loro compilati per 4 giorni, per avere informazioni sul dove e con chi consumavano junk-food. Poi, con un modello informatico, hanno analizzato le associazioni tra l’ambiente e il consumo di questi cibi, considerando variabili come il momento della giornata, il guardare la TV, l’età, il sesso e lo status socio-economico.
Sono state fatte anche delle interviste di persona a ragazzi tra i 14 e 16 anni per capire perché consumavano questi cibi superflui in certi contesti. E’ così emerso che ristoranti, fast food e caffè sono i posti dove i teen-ager consumano più cibo spazzatura. Preferiscono mangiare lì perché l’offerta è percepita come più interessante ed eccitante di quella casalinga, e hanno la possibilità di socializzare con gli amici. Molti mostrano di avere delle idee ben definite sui cibi da scegliere, cioè ‘sani’ con i genitori, ‘non sani’ con gli amici. Quando escono con gli amici, per loro è più importante andare a fare shopping o al cinema, e quindi il fast food è più comodo per continuare le loro attività.
I dati mostrano che tutti gli adolescenti consumano almeno qualcuno di questi alimenti superflui, variando la quantità a seconda del posto e della compagna, e non dello status socio-economico, sesso o età. Secondo i ricercatori è bene concentrare gli interventi sui posti dove si mangia, rivedendo le porzioni di cibo.