Adolescenti: troppa pubblicità in TV alimenta l’obesità

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shutterstock_77314543L’attuale prevalenza di obesità negli adolescenti potrebbe essere il risultato degli innumerevoli spot pubblicitari trasmessi in TV e visti ripetutamente nell’infanzia.

Un numero notevole di evidenze suggerisce che l’esposizione durante l’infanzia al martellante marketing alimentare promuove abitudini alimentari che contribuiscono all’obesità nell’età più avanzata. Come si evince anche da un recente studio condotto negli USA e pubblicato sulla rivista Cerebral Cortex che ha coinvolto i ricercatori del Dartmouth College’s Department of Psychological and Brain Sciences e del Norris Cotton Cancer Center (Dartmouth-Hitchcock Medical Center and Geisel School of Medicine). Utilizzando la risonanza magnetica funzionale, i ricercatori hanno esaminato le risposte del cervello a due dozzine di spot pubblicitari centrati sui fast food e di spot non alimentari, in adolescenti di età compresa tra 12-16 in sovrappeso e in peso sano. Gli spot sono stati inseriti all’interno di uno spettacolo per ragazzi intitolato, “The Big Bang Theory”, in modo che i partecipanti non fossero a conoscenza dello scopo dello studio.

Si è così dimostrato che in tutti gli adolescenti, le regioni cerebrali coinvolte nell’attenzione e nella elaborazione della ricompensa erano fortemente più attive durante la visualizzazione di annunci pubblicitari alimentari rispetto agli spot non alimentari. Inoltre, i “segnali visivi” trasmessi dagli spot commerciali alimentari apparivano in grado di stimolare attivamente il cervello degli adolescenti sovrappeso, comprese le regioni che controllano il piacere, il gusto e, sorprendentemente, anche la bocca, promuovendo  così malsane abitudini alimentari.

I risultati di questo studio, concludono gli autori,  suggeriscono che tali abitudini possono rendere difficile perdere peso più tardi nella vita, e che i sacrifici e le motivazioni alla dieta sana non dovrebbero solo indirizzare il desiderio iniziale di mangiare del cibo allettante, ma anche il pensiero successivo su cosa effettivamente si debba degustare o mangiare avidamente. In altre parole, anche negli spot pubblicitari, bisognerebbe incentivare i più piccoli al piacere di sgranocchiare un’insalata, piuttosto che un cheeseburger.

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