Negli ultimi anni cresce il numero di persone che ritiene di soffrire di allergie e intolleranze alimentari, ma è meglio riflettere su queste affermazioni. A dirlo è Giuseppe Fatati, presidente dell’Associazione che riunisce i dietisti italiani (Fondazione Adi) e coordinatore scientifico di uno studio condotto con l’Osservatorio Nestle’ sulle conoscenze degli italiani in ambito nutrizionale.
“In questi ultimi anni è cresciuto il numero di pazienti che dichiara di soffrire di improbabili allergie o intolleranze. Un dato deve farci riflettere: è molto probabile che il dilagare di allarmismi infondati dipenda da uno scorretto metodo di informazione e di diagnosi fai-da-te”.
Nello studio si richiedeva agli italiani quanto ne sapessero su alcuni argomenti legati all’alimentazione: in particolare, sulla nutrigenomica, sugli acidi grassi e sulle intolleranze e allergie alimentari.
Sulla nutrigenomica ha risposto bene un terzo (33%) del campione, riconoscendola come la scienza che studia gli effetti che gli alimenti hanno all’interno delle cellule; ci sono stati però, tra gli altri, un 27% di astenuti e un 39% con una risposta “plausibile ma errata”.
Grande confusione invece sulle domande relative agli acidi grassi presenti nel latte materno: “Il 95% delle donne – riporta l’Osservatorio – ha risposto in maniera scorretta o si è astenuto”.
Sul fronte delle intolleranze e allergie, invece, la ricerca ha ‘promosso’ gli italiani sul latte (l’85% sa che l’intolleranza dipende dalla carenza di un enzima) ma ‘bocciati’ sul lievito: “Il 12% dichiara di esserne intollerante, soprattutto le persone obese. Questa intolleranza, però, non è scientificamente provata”.
“C’è ancora troppa confusione – ha concluso Fatati – quindi, un primo passo verso una maggiore consapevolezza potrebbe essere l’affidarsi un po’ meno all’esperienza personale e a lasciare al medico la diagnosi di reali patologie”.