Le persone over ’50 seppure “anziani di successo” – sani, attivi, socievoli, e benestanti – potrebbero essere esposte a un maggior rischio di “bere dannoso” rispetto ai loro coetanei di minor successo, conclude una ricerca pubblicata sulla rivista online BMJOpen.
Questa allarmante conclusione è basata sull’analisi di più di 9.000 risposte alle due indagini più recenti (2008-9 e 2010-11) comprese nell’English Longitudinal Survey of Ageing (ELSA) – uno studio di sorveglianza a lungo termine su un campione rappresentativo di persone di 50 anni e oltre con una vita indipendente in Inghilterra.
Dato che il consumo di alcol è in aumento tra gli anziani in Inghilterra, i ricercatori hanno voluto approfondire i fattori sociali ed economici associati al consumo nocivo di alcol, e il cambiamento dei modelli di consumo nel corso del tempo. Hanno usato le linee guida nazionali per definire l’aumento del rischio del “bere dannoso” a 22-50 unità (drink) settimanali per gli uomini e 15 a 35 unità settimanali per le donne; e più alto rischio, a più di 50 e più di 35 unità settimanali, rispettivamente, per uomini e donne.
Ai partecipanti al sondaggio è stato chiesto di rispondere a domande che riguardavano una serie di fattori potenzialmente influenti: reddito; livello di istruzione; salute autoriferita; fumo (anche se in passato); dieta; livelli di attività fisica; se si sentivano soli o depressi; origine etnica; stato civile; responsabilità assistenziali; credenze religiose; stato di impiego; e impegno sociale (partecipazione civica, reti di amici, attività culturali).
L’analisi delle risposte ha mostrato che il rischio del “bere dannoso” ha raggiunto il picco per gli uomini nei loro primi anni ’60 e poi è gradualmente diminuito, mentre per le donne il bere rischioso è sceso in tandem con l’età.
“Questi modelli suggeriscono che l’attuale gruppo degli over 50 potrebbe portare avanti i livelli di maggior consumo, raggiunti in giovane età, anche in età avanzata” – affermano i ricercatori.
Alcuni fattori, in particolare, erano collegati ad un rischio maggiore o minore del bere dannoso. Per esempio il reddito è stato associato ad un rischio più elevato, ma solo tra le donne. Mentre il fumo e la buona salute, e un più alto livello di istruzione, erano correlati a un rischio più elevato del bere dannoso, in entrambi i sessi.
Un rischio maggiore di “bere dannoso” non era legato a sentimenti di solitudine o depressione, ma era più probabile tra gli uomini che vivono da soli, compresi coloro che erano separati o divorziati. Ed era più comune tra gli uomini di etnia bianca. Le responsabilità familiari hanno ridotto la probabilità di essere a rischio più elevato tra le donne, ma la fede religiosa non ha fatto lo stesso, per entrambi i sessi.
Lo stato lavorativo non sembra essere un fattore significativo, ma le donne che si erano ritirate dal lavoro avevano una maggiore probabilità di essere a rischio più elevato. E ancora, tra le donne, la solitudine, la giovane età, e un reddito più alto, sono stati tutti associati con la probabilità di diventare un bevitore a rischio, mentre una dieta sana sembrava ridurre il rischio, sebbene con alcune differenze nei due periodi del sondaggio.
“Possiamo delineare – seppure con il rischio di semplificare troppo – il problema del “bere dannoso” tra le persone di 50 anni e oltre, in Inghilterra, come un fenomeno borghese che riguarda le persone in ottima salute, con reddito più elevato, con un maggiore livello di istruzione e socialmente più attivi che sono più propense a bere a livelli nocivi “, scrivono i ricercatori.
“I nostri risultati suggeriscono che il “bere dannoso” in età avanzata è più diffuso tra le persone che presentano uno stile di vita associato alla ricchezza e a un invecchiamento di successo”- aggiungono – “Il bere dannoso dunque può diventare un problema sociale e di salute latente nell’invecchiamento” – avvertono i ricercatori, concludendo – “Di conseguenza, e sulla base dei nostri risultati, si consiglia l’inserimento esplicito dei livelli di consumo di alcol e i modelli da perseguire nel paradigma dell’invecchiamento di successo. “