Rischio di carie nei bambini aumentato a causa dei ‘perfluorosulfonati’ (PFAS), sostanze chimiche di largo consumo nei prodotti industriali. A dirlo è uno studio di Constance Wiener e Christopher Waters West Virginia University pubblicato sul Journal of Public Health Dentistry.
Associate a diversi problemi di salute tra cui il colesterolo alto, queste sostanze chimiche sono particolarmente resistenti alla degradazione, pertanto i composti PFAS presentano un’elevata persistenza ambientale e capacità di bioaccumulo, con effetti tossici sull’uomo di varia natura. I PFAS fanno parte della famiglia di sostanze definite come “interferenti endocrini” in quanto in grado di alterare gli equilibri ormonali.
Nello studio gli esperti hanno misurato la concentrazione di queste sostanze nel sangue di 629 bambini di 3-11 anni ed anno osservato lo stato di salute dei loro denti, tenendo conto anche di una serie di fattori noti per influire sul rischio di carie, come l’igiene orale e l’alimentazione.
E’ emerso che i bambini con concentrazioni ematiche maggiori di acido perfluorodecanoico erano più a rischio di presentare carie. E’ possibile che questa sostanza ostacoli il corretto sviluppo dello smalto dentale, esponendo i denti dei bambini all’attacco dei batteri che causano le carie. “E’ interessante notare come in questo campione quasi il 50% dei piccoli coinvolti presentava carie o otturazioni – sottolinea Luca Landi, presidente della Società Italiana di Parodontologia e Implantologia: un dato che deve far riflettere sulla necessità di intensificare i programmi di prevenzione e di diffusione delle informazioni. Conoscere ciò che si beve o ciò che si mangia – conclude Landi – è fondamentale anche per prevenire i problemi della bocca, e questa informazione deve essere parte integrante di qualunque sistema di prevenzione”.