Un programma di attività fisica regolare basato su esercizi aerobici (camminate), di forza, di equilibrio e flessibilità, insieme a indicazioni nutrizionali personalizzate riduce del 22% il rischio di disabilità motoria e contrasta la fragilità negli anziani. Reso noto sul British Medical Journal, è il risultato di uno condotto dai ricercatori del Dipartimento di Scienze Geriatriche e Ortopediche dell’Università Cattolica, Campus di Roma e della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS guidati da Roberto Bernabei, Francesco Landi ed Emanuele Marzetti nell’ambito del progetto europeo SPRINTT, che ha definito una nuova condizione clinica, la “fragilità fisica e sarcopenia”.
Gli esperti hanno coinvolto 1.519 individui di età media 79 anni, con fragilità fisica e sarcopenia (ridotte massa muscolare e funzionalità fisica) reclutati tra 2016 e 2019 in 11 paesi europei. La fragilità è connaturata all’invecchiamento, e segnala la ridotta capacità di far fronte ad eventi negativi, come la pandemia che ha colpito in modo sistematico gli anziani. Dalla fragilità si passa alle limitazione funzionali ed alla disabilità motoria a determinare un invecchiamento “patologico”, che pesa anche sui sistemi socio-sanitari. I costi economici della disabilità motoria in Italia e in Europa sono aumentati negli anni fino a raggiungere diversi punti del PIL.
Secondo dati Istat in Italia sono circa 3 milioni e 860mila gli anziani con gravi difficoltà nelle attività di base della vita quotidiana, pari a oltre il 28% della popolazione di 65 anni e più. Di essi, 2 milioni e 833mila hanno gravi difficoltà nel camminare o nel salire o scendere le scale da soli. Nello studio il campione è stato diviso in un gruppo di intervento di 760 persone e uno di controllo di 759 individui, tutti monitorati per tre anni. Il gruppo di intervento ha partecipato a due lezioni di attività fisica moderata a settimana più indicazioni personalizzate su alimentazione (piani dietetici individuali) ed esercizi da fare a casa.
Il gruppo di controllo ha ricevuto solo informazioni sull’invecchiamento sano e indicazioni su esercizi di stretching e rilassamento. La funzione fisica, valutata attraverso una scala ad hoc, è migliorata maggiormente nel gruppo di intervento che nei controlli sia a 24 mesi che a 36 mesi. Le donne nel gruppo di intervento hanno perso meno forza muscolare e meno massa muscolare in braccia e gambe rispetto alle donne del gruppo di controllo. Il risultato è importante nell’ottica di sviluppare strategie efficaci per preservare la mobilità nelle persone anziane a rischio di ulteriore declino delle capacità funzionali e per promuovere un invecchiamento sano.