(Reuters Health) – Minuscoli frammenti di plastica starebbero contaminando le cozze dei mari che vanno dall’Artico europeo alla Cina: un segno della diffusione globale dell’inquinamento degli oceani, che può finire sulle nostre tavole. A lanciare allarme questa volta è il Norwegian Institute for Water Research (NIVA), secondo il quale le cozze provenienti dalle apparentemente incontaminate acque del mare Artico sarebbero invece più inquinate rispetto a qualsiasi altro sito della costa norvegese.
Secondo la ricerca effettuata al largo della Norvegia, i molluschi conterrebbero, in media, 1,8 bit di microplastiche, materiali di dimensioni inferiori ai cinque millimetri, contro 4,3 bit rivelati nell’Artico. Ed Amy Lusher, del NIVA, ipotizza che le materie plastiche potrebbero arrivare al Polo Nord attraverso le correnti oceaniche o con i venti provenienti da Europa e America. “Le microplastiche sono state trovate nelle cozze, ovunque gli scienziati abbiano cercato”, afferma l’esperta. E infatti, studi precedenti avevano evidenziato la presenza di microplastiche al largo di diversi stati, tra cui Cina, Cile, Canada, Gran Bretagna e Belgio. E proprio Cina e Unione Europe sono tra i principali produttori di cozze da allevamento, un business che vale tre miliardi di dollari.
Lo scorso anno, ricercatori cinesi avevano suggerito di usare le cozze come “bioindicatore globale dell’inquinamento da microplastiche”, dal momento che questi molluschi vivono in fondo al mare e, a differenza dei pesci, sono stanziali. Tuttavia, l’impatto delle microplastiche sulla vita marina o sugli essere umani, quando vengono consumate, non è chiaro. Secondo gli scienziati, bisognerebbe mangiare grandi quantità di molluschi per essere a rischio.
Fonte: Reuters
di Alister Doyle
(Versione italiana Quotidiano Sanità/ Popular Science)