La scoperta del fuoco nella preistoria e la preparazione calda dei pasti da parte dell’uomo ha inciso dunque anche nel microbioma, cioè nell’insieme dei batteri che compongono l’intestino. A scoprirlo sono stati i ricercatori dell’Università della California a San Francisco e della Harvard University in uno studio pubblicato su Nature Microbiology.
I ricercatori hanno esaminato l’impatto della cottura sui microbiomi dei topi alimentandoli con diete a base di carne cruda e cotta e di patate dolci crude e cotte. Sui menù a base di carne non ci sono stati effetti visibili sulla flora intestinale degli animali. Al contrario, le patate dolci crude e cotte hanno alterato in modo significativo la composizione dei loro microbiomi, dei modelli di attività genica dei microbi stessi e dei prodotti metabolici che hanno prodotto.
Gli studiosi hanno attribuito i cambiamenti microbici ad alcuni fattori. Il cibo cotto, infatti, consente di assorbire più calorie nell’intestino tenue, lasciandone meno per i microbi affamati che si trovano più in basso nell’intestino. Molti cibi crudi, inoltre, conterrebbero potenti composti antimicrobici che sembrano danneggiare direttamente determinati microbi. La ricerca, poi, è passata sull’uomo. I partecipanti hanno provato ciascuna dieta (di cibi crudi o cotti) per tre giorni e hanno inviato campioni di feci ai ricercatori. Quest’analisi ha confermato quanto già gli studiosi avevano notato nelle cavie.