Dagli omega 3 e 6 dell’olio di pesce per ridurre la pressione arteriosa e i trigliceridi, all’estratto di mela annurca contro il colesterolo alto, i nutraceutici – che differiscono dagli integratori – sono tanti. Si tratta di sostanze a metà tra nutrienti e farmaci potenzialmente utili, ad esempio, per coloro che non possono usare le medicine convenzionali. Lo spiegano in un’intervista Ettore Novellino e Antonello Santini dell’Università di Napoli Federico II, avvertendo però che servono sperimentazioni cliniche come per i farmaci per comprovarne l’efficacia e la loro sicurezza.
Santini e Novellino sono autori di una revisione sui nutraceutici, oggi sul British Journal of Clinical Pharmacology, che esamina le potenzialità di queste sostanze, sottolineando la necessità di una corretta definizione di nutraceutici e di regole chiare per garantire la loro sicurezza. Nello studio, innanzitutto, si spiega che i nutraceutici sono spesso confusi con gli integratori alimentari oggi molto in voga: “La principale differenza tra gli integratori alimentari e i nutraceutici – spiegano – è che, mentre i primi servono a supplementare l’organismo con micronutrienti (sali, vitamine, etc.) nel caso esista una loro carenza, i nutraceutici sono in grado di prevenire e agire con azione terapeutica in alcune malattie”. Ottenuti a partire da alimenti sotto forma di estratto concentrato, costituiscono un nuovo arsenale per la prevenzione e la terapia soprattutto nella fase iniziale di alcune malattie.
L’attenzione crescente verso i nutraceutici sta nel fatto che sono di origine naturale e la loro efficacia molto spesso è comparabile con quella dei farmaci convenzionali, ma che presentano minore rischio di effetti indesiderati per l’organismo. Lo studio di nuovi nutraceutici e’ di grande interesse scientifico, e sono attualmente in corso molti studi e test clinici per verificarne la sicurezza e l’efficacia, concludono.