Il diabete di tipo 1, cioè quello insulino-dipendente ad esordio infantile, accorcia la vita di chi ne soffre di 12 anni. Questo è quanto si evidenzia dai risultati di uno studio del Baker IDI Heart and Diabetes Institute di Melbourne, in Australia, pubblicato su Diabetologia. In pratica, l’aspettativa di vita di chi convive con questa malattia, autoimmune che generalmente esordisce nell’infanzia e sulla quale non sembrano pesare, a differenza del diabete 2, gli stili di vita ma piuttosto fattori di tipo genetico, è di 68,6 anni, cioè 12.2 in meno rispetto alla popolazione generale (11,6 per gli uomini, 12,5 per le donne).
Lo studio
Dallo studio, che si è focalizzato sul periodo 1997-2010, traendo i dati sul diabete 1 da un registro dei pazienti e comparandoli con quelli della popolazione generale, è emerso che vi è stato un aumento dell’aspettativa di vita tra il 2004 e il 2010 rispetto al periodo precedente, ma ciò ha riguardato sia le persone con diabete di tipo 1 che la popolazione generale. In sostanza, quindi, il gap legato a una minore aspettativa di vita di chi è colpito da questa malattia è come se non fosse stato colmato.
“Le morti per malattie circolatorie o del sistema endocrino e per patologie metaboliche hanno contribuito maggiormente alla mortalità precoce – scrivono gli studiosi – per il miglioramento della speranza di vita più attenzione deve essere prestata alle complicazioni metaboliche acute e a quelle cardiovascolari croniche legate al diabete 1. Se non si affronta almeno uno dei due problemi, si continueranno a lasciare i pazienti a rischio di mortalità prematura”. A risultati simili arriva anche un altro studio, che ha coinvolto l’Università di Göteborg in Svezia, secondo cui il gap di aspettativa di vita tra le persone con diabete 1 e la popolazione generale, rimane di 12 anni per le donne e di circa 11 per gli uomini.
