Chi avesse ancora qualche dubbio sappia, una volta per tutte, che non c’è nessuna correlazione tra intolleranze alimentari e obesità, e le diete dimagranti che si basano sulle intolleranze “sono una bufala”. Lo chiarisce la Società italiana di diabetologia (Sid), che “di fronte al dilagare di diete pseudo-scientifiche” e di “pseudo-intolleranze diagnosticate con i metodi più fantasiosi” ha preso posizione assieme a numerose altre società scientifiche per “smascherare i ‘ciarlatani delle diete’ e proteggere i cittadini”. La Sid, insieme con l’Associazione italiana di dietetica e nutrizione clinica (Adi), l’Associazione medici diabetologi (Amd), l’Associazione nazionale dietisti (Andid), la Società italiana di nutrizione umana (Sinu), la Società italiana di nutrizione pediatrica (Sinupe) e la Società italiana per lo studio dell’obesità (Sio), ha realizzato un documento di consenso che analizza il rapporto tra allergie/intolleranze alimentari ed obesità.
“Non esiste alcune legame – afferma la dottoressa Rosalba Giacco, redattrice del documento per la Sid ed esperta di nutrizione – tra eventuali allergie alimentari e sovrappeso e non esistono prove scientifiche in grado di validare gli strumenti di ‘diagnosi’ spesso utilizzati per sostenere il nesso tra intolleranze e obesità. Tali metodologie diagnostiche, come ad esempio il dosaggio degli anticorpi IgG4 ‘alimento specifici’ – prosegue Rosalba Giacco – non sono infatti riconosciute dalla letteratura scientifica. La positività di questo test non indica infatti una condizione di allergia o intolleranza alimentare, ma una semplice risposta fisiologica del sistema immunitario all’esposizione ai componenti presenti negli alimenti”.
Nel mirino degli esperti anche alcuni test quali quelli elettrodermici, la variazione della frequenza cardiaca, l’iridologia, solo per citarne alcuni, che non solo non sono specifici per la diagnosi di allergia e intolleranza alimentare, ma neppure per altri scopi diagnostici. “Per contrastare il sovrappeso – afferma il professor Giorgio Sesti, presidente della Sid – c’è un solo modo: incrementare l’attività fisica e ridurre la quantità di calorie assunte con la dieta. La composizione in macronutrienti della dieta ha un minore impatto sul calo ponderale ma è fondamentale per l’adesione nel lungo termine e, tra l’altro, contribuisce a rendere più salutare il modello alimentare”.