E’ stato delineato l’identikit delle persone maggiormente predisposte al divorzio. Diplomato, poco religioso, che si è sposato presto, che tradisce la moglie e ha i genitori divorziati. Se si ha un amico così, uomo o donna che sia, le probabilità che il suo matrimonio finisca sono altissime, o almeno stando a quanto scrive sul blog Sex and Psychology, Justin Lehmiller, psicologo della Ball State University, che sfata anche qualche falso mito piuttosto comune.
L’esperto spiega
Fino a non molto tempo fa, spiega Lehmiller, gli scienziati erano convinti che la convivenza fosse un fattore principale di rischio per il matrimonio, ma l’effetto che era stato notato fino ai primi anni 2000 ora non si nota più. A contare è invece l’età a cui ci si sposa o si va a convivere. “Se la convivenza non predice più il divorzio come succedeva un volta – si legge – l’età invece lo fa. Prima una coppia si sposa o va a convivere e maggiori sono le probabilità che divorzi”. La ‘finestra ottimale’ d’età per una unione duratura sembra essere intorno ai 25-32 anni.
Un altro comportamento che mette a rischio i legami, poco sorprendentemente, è l’infedeltà. Uno studio durato 17 anni e pubblicato sul Journal of Social and Personal Relationship non è riuscito però a stabilire se sia l’aver tradito ad aumentare i divorzi o piuttosto l’inclinazione a divorziare a favorire i tradimenti.
Una misura più precisa si ha invece per altre variabili demografiche come l’istruzione. Le donne laureate hanno il 78% di probabilità che il matrimonio duri 20 anni contro il 41% delle diplomate, mentre per gli uomini le percentuali sono rispettivamente 65% e 47%.
La religione ha un effetto simile al titolo di studio, alzando la probabilità di un matrimonio lungo. Per finire, un po’ a sorpresa, sembrerebbe esserci una predisposizione familiare al divorzio, con i figli di coppie divorziate che hanno un rischio maggiore. “E’ interessante notare che le ultime ricerche sembrano dimostrare che la ragione sia genetica, visto che le probabilità di divorzio delle persone sono legate a quelle dei genitori biologici e non di quelli adottivi – sottolinea lo psicologo – L’ipotesi è che ci sia una predisposizione ad alcuni tratti della personalità come il neuroticismo, cioè l’instabilità emozionale, o l’impulsività che aumentano il rischio di divorzio”.
Quello che invece secondo Lehmiller non ha un effetto è l’uso del porno. “Un paio di studi hanno suggerito che il porno possa essere un fattore di rischio – scrive – ma queste ricerche hanno il problema dell’uovo e della gallina, non sappiamo in realtà se è il porno che causa i divorzi o piuttosto il farne uso sia un segno di crisi. Sappiamo che l’uso compulsivo da parte di uno dei partner della pornografia può compromettere una relazione in alcuni casi. Molte altre ricerche però indicano che l’uso da parte di entrambi i membri della coppia possa essere in realtà salutare. In effetti ci sono tutte le ragioni per essere scettici sul fatto che il porno distrugga i matrimoni”.