Gassi, sale e zucchero e pasti non regolari e non salutari al posto di una dieta varia e stili di vita salutari. La dieta mediterranea è in pericolo. A dirlo è stata Maria Helena Semedo, vicedirettore generale della Fao per il clima e le risorse naturali, in occasione del terzo convegno dedicato ai “Principi della Dieta Mediterranea per l’Agenda 2030”, promosso dal governo italiano in collaborazione con Coldiretti e la Fondazione UniVerde, che si è svolto nei giorni scorsi.
Basata sul consumo regolare di olio d’oliva, sulla ricca varietà di alimenti vegetali e moderate quantità di pesce e carne, la dieta mediterranea è ampiamente riconosciuta per i suoi benefici per la salute e per il suo basso impatto ambientale. Semedo ha osservato che, il fatto di allontanarsi “da questa alimentazione tradizionale” comporta conseguenze negative sulla salute umana, con un radicale aumento dell’obesità, del sovrappeso e delle malattie non trasmissibili, ma anche sull’ambiente, con il degrado delle risorse naturali, compresa la perdita di biodiversità. Una deriva da contrastare preservando e promuovendo la dieta mediterranea e le altre tradizionali, spiega la Fao, ma anche studiando il loro contributo alla conservazione della biodiversità, all’emancipazione femminile, al divario tra zone rurali e urbane e alle perdite e agli sprechi alimentari e alla gestione dei rifiuti.