Dopo il successo del programma “Quando la nutrizione fa goal”, continua la collaborazione tra SINU e Figc per diffondere una cultura alimentare tra i giovani sportivi. La nutrizione ha dunque fatto goal. Si è conclusa a maggio la prima parte di un progetto pilota di educazione alimentare rivolto ai giovani tra 12 e i 14 anni, nato dalla cooperazione di Figc, SINU e Ferrero. L’obiettivo: divulgare delle conoscenze sulla nutrizione e su un corretto stile di vita tra i giovani sportivi, coinvolgendo genitori e allenatori. L’inedita collaborazione tra una federazione, una società scientifica e l’industria alimentare ha dato i suoi frutti.
All’inizio e alla fine del progetto ai partecipanti è stato proposto un questionario sull’educazione alimentare; in questo modo si è potuto osservare un miglioramento nelle conoscenze e nella consapevolezza dei ragazzi. “Siamo soddisfatti, anche se sappiamo che si tratta di una goccia dell’oceano”, racconta Daniela Erba, ricercatrice presso l’università di Milano e referente SINU per il progetto.
Un progetto pilota
Il programma in effetti si è rivolto ad un numero ristretto di ragazzi – tra i 50 e gli 80 – distribuiti su tre centri: Napoli, Bologna e Verano Brianza. Lanciato a dicembre del 2018, ha previsto 3 incontri per ogni sede. Gli organizzatori si sono resi conto che con un approccio didattico sarebbe stato troppo difficile catturare l’attenzione dei giovani dopo le ore scolastiche, hanno quindi optato per laboratori interattivi, in forma ludica, con tempi di apprendimento ridotti, che prevedevano l’uso di tecnologie digitali e il coinvolgimento diretto dei genitori. Il primo incontro è servito a testare le conoscenze di base in ambito familiare sull’alimentazione, i dubbi ricorrenti, le questioni e i luoghi comuni che permangono nonostante le evidenze scientifiche. È stata una prima tappa fondamentale per sviluppare dei contenuti e una metodologia adeguata, osserva Vito Di Gioia, segretario generale della Figc.
“I ragazzi hanno mostrato una straordinaria capacità nel cogliere immediatamente il messaggio principale che cercavamo di trasmettere”, come ad esempio l’importanza di una dieta varia ed equilibrata sottolinea Erba. Sono stati messi a punto anche dei brevi video pubblicati sulla piattaforma Ben-Essere del sito della Figc giovani per rispondere alle domande più frequenti dei genitori sulla nutrizione dei figli, come: “se l’allenamento è subito dopo la scuola, cosa e quando lo devo far mangiare? “I video si basano anche su indagini nazionali da cui emergono le abitudini scorrette degli adolescenti, come non fare colazione la mattina”.
Il prossimo passo: educatori alimentari nella federazione
“I centri federali sono molto sensibili al concetto di preparazione e di educazione, non si limitano alla preparazione tecnica e fisica del ragazzo, ma si occupano della sua crescita in senso più ampio”, osserva Erba. D’altra parte la Figc riconosce l’apporto fondamentale della SINU che permette d’intervenire sul territorio con un approccio validato e scientifico, al punto da voler integrare la figura dell’educatore alimentare nella federazione. Il prossimo passo sarà di “coinvolgere maggiormente gli educatori alimentari fino a inserire stabilmente questa figura professionale nell’ambito sportivo”, spiega Di Gioia. Ma anche di “formare i formatori”, quindi educare gli allenatori su cosa fare o non fare nell’ambito della nutrizione. “Come federazione calcio abbiamo la responsabilità dei grandi numeri. Interveniamo su 700.000 tesserati under 18”. Per diffondere una cultura alimentare in più centri e rivolgersi a diverse fasce di età si punterà quindi sulla formazione dei tecnici che si occupano della preparazione dei ragazzi.
Molto apprezzato il contributo di Ferrero, “lo sponsor silenzioso” che investe in questo come in molti altri programmi di responsabilità sociale senza cercare una visibilità mediatica, ha precisato Di Gioia. “Si tratta di un’industria davvero lungimirante nel supportare queste iniziative di educazione”, secondo Erba.
Nei prossimi anni la Figc cercherà anche di rendere il progetto internazionale. Questo approccio e altri programmi educativi saranno proposti alla UEFA (organizzazione europea delle federazioni di calcio), annuncia Di Gioia. “Sarebbe molto interessante se dall’Italia e dalla nostra dieta mediterranea partisse un programma di educazione alimentare a livello europeo”.
Camilla de Fazio