I disordini alimentari, come l’anoressia e la bulimia, ma più in generale anche la malnutrizione per eccesso o per difetto, possono modificare il patrimonio genetico di chi ne soffre. E’ quanto emerge dai primi risultati di una ricerca sulle correlazione tra disturbi alimentari e fattori legati al DNA, illustrati ieri a Perugia.
Lo studio coinvolge le Usl Umbria 1 e 2, la Regione, l’Università del capoluogo umbro, l’associazione dei familiari Mifidodite e la Fondazione Cassa di risparmio di Spoleto. L’indagine ha riguardato 349 donne con età compresa tra 12 e 50 anni, affette da anoressia o bulimia nervosa.
La ricerca ha evidenziato quella che è definita come una “interessante relazione” tra sintomo e allele. E’ infatti risultato che alcune situazioni ambientali e specifici comportamenti alimentari vadano ad influenzare l’espressione dei geni esaminati. Lo screening vede impegnati Laura Dalla Ragione, psichiatra, direttore della rete disturbi del comportamento alimentare dell’Asl 1, Tommaso Beccari, professore associato di biochimica del dipartimento di Scienze farmaceutiche dell’Università di Perugia, e Anna Tasegian, ricercatore di biochimica presso la facoltà di Scienze farmaceutiche dello stesso Ateneo.
La ricerca è nata in Umbria in quanto i Centri per i disturbi del comportamento alimentare – Palazzo Francisci – Nido delle Rondini di Todi – Dai Obesità di Città della Pieve – sono ormai diventati punto di riferimento in ambito nazionale e internazionale. Tali patologie vengono sempre più classificate come disordini a origine multifattoriale e per questo è stato costruito un trattamento per i pazienti secondo multidisciplinarietà.
L’obiettivo della ricerca è di riuscire a creare un modello che permetta di monitorare l’insorgenza dei disturbi del comportamento alimentare, con un’attività di prevenzione efficace e una diagnosi precoce nei soggetti portatori di polimorfismi per geni eletti a candidati.