Gli anziani, come succede per i giovani, possono andare in contro a disordini alimentari su base psicologica, come l’anoressia e la bulimia, spesso causati dalla solitudine. Questi disturbi, specie l’anoressia, data l’età e le probabili malattie già presenti nell’anziano, possono causare serie complicanze.
Lo spiega Fragiskos Gonidakis del dipartimento di psichiatria dell’università di Atene che a questo fenomeno misconosciuto ha dedicato un articolo sulla rivista Eating and Weight Disorders.
A livello epidemiologico, sottolinea Gonidakis, è difficile stabilire l’entità del fenomeno che per vari motivi è complesso da inquadrare. Innanzitutto, spiega, il fatto è che la gran parte di questi pazienti anziani con disturbi della condotta alimentare sono persone che ne soffrono sin da quando sono giovani, per i quali si tratta dunque di una condizione cronica e normalizzata che non viene all’attenzione del medico perché gli stessi parenti la ritengono normale. Ma soprattutto, continua Gonidakis, va detto che molti di questi anziani sono soli, specie dopo la morte del coniuge, e l’isolamento rende più difficile riconoscere la presenza di un disturbo alimentare.
Il grosso problema degli anziani, che può sfociare in un disturbo della condotta alimentare o comunque più semplicemente e più comunemente nel mangiar male, spiega Marco Trabucchi, presidente della Associazione Italiana di Psicogeriatria, è proprio la solitudine a cui spesso gli anziani sono costretti. Basti pensare che a Milano il 45% delle famiglie sono composte da una sola persona e nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di anziani. Spesso l’anziano che vive da solo può arrivare a non mangiare, non avere più lo stimolo a cucinarsi, quindi a mangiare in modo non salubre, rifugiandosi – problema amplificato per gli anziani di sesso maschile – ad esempio nelle scatolette.
“Un altro problema – aggiunge Nicola Ferrara, presidente della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria – sono le diete monotone cui spesso l’anziano, anche per motivi di masticazione, finisce per abituarsi, col rischio di andare incontro a pericolose carenze nutrizionali”.
La diagnosi è difficile anche perché, spiega Gonidakis, spesso la magrezza nell’anziano è imputata ad altre patologie e quindi si può facilmente fraintenderne la causa non riconoscendo una forma di anoressia. D’altra parte però, sottolinea Trabucchi, spesso sono le stesse patologie organiche – pensiamo alle demenze o a tanti problemi gastrointestinali – a portare a non mangiare, piuttosto che un disturbo del comportamento alimentare di natura psichiatrica.
In ogni caso, il problema del mangiar poco o non mangiare, spiega ancora Gonidakis, può avere ripercussioni importanti sulla salute dell’anziano che è già di per se’ un soggetto fragile e con più patologie che il digiuno può aggravare.
La solitudine, spiega Trabucchi, è un fattore noto per accorciare l’aspettativa di vita e il motivo non è solo da ricercarsi nel suo impatto sulla psiche, ma anche, appunto, perché si accompagna ad una serie di comportamenti insalubri come il non mangiare o mangiare male.
Anche i comportamenti bulimici, conclude Gonidakis, possono a loro volta essere figli della solitudine che è una fonte di stress non indifferente e le abbuffate spesso sono proprio una reazione volta a ridurre o regolare lo stress.