Oltre all’impatto della genetica e dell’ambiente, c’è una crescente evidenza che il microbiota intestinale possa anche avere un effetto sullo sviluppo dell’ipertensione. In questo senso, la disbiosi intestinale (una marcata diminuzione della ricchezza e della diversità del microbiota intestinale) è stata collegata a diverse malattie metaboliche, tra cui l’ipertensione.
Diversi studi hanno indicato che i latti fermentati possono influenzare positivamente il microbiota intestinale o fornire effetti antipertensivi. Tuttavia, pochi lavori hanno dimostrato un legame tra l’effetto antipertensivo dei latti fermentati e l’equilibrio microbico indotto (o eubiosi). L’effetto antipertensivo è stato attribuito principalmente ai peptidi Acei e pochi studi hanno attribuito questo effetto alla modulazione intestinale.
Ora una nuova analisi suggerisce che i latti fermentati antipertensivi, compresi i probiotici, i peptidi bioattivi e gli esopolisaccaridi ottenuti dal latte fermentato con specifici batteri lattici, possono modulare il microbiota intestinale. Pertanto, c’è il potenziale per lo sviluppo di latti fermentati su misura con modulazione del microbiota intestinale ed effetti di abbassamento della pressione sanguigna.
L’ipertensione è un fattore di rischio per lo sviluppo di malattie cardiovascolari ed è una delle principali cause di morte a livello globale. Si è scoperto che il microbiota intestinale influenza lo sviluppo intestinale, l’integrità e la funzione della barriera, il metabolismo del corpo, il sistema immunitario e il sistema nervoso centrale. Uno squilibrio microbico influenza il metabolismo, che può portare a malattie metaboliche come l’ipertensione, l’obesità e il diabete di tipo 2.
(Journal of Dairy Science, http://dx.doi.org/10.3168/jds.2020-19466)
di Michela Perrone