I cambiamenti dello stile di vita, alimentazione compresa, possono contribuire a migliorare la qualità di vita del paziente malato di tumore. L’alimentazione quotidiana, che è uno degli elementi chiave della vita di ciascuno, può fare molto per i pazienti oncologici. Una dieta equilibrata e adeguata, infatti, è importante non solo nella prevenzione della malattia, ma contribuisce anche a combatterla.
La due giorni
E’ sulla base di queste convinzioni che si svilupperanno i lavori di due giornate di studio a Roma (22 e 23 febbraio) alla Casa dell’Aviatore dedicate ad ‘Alimentazione e Oncologia’. Un incontro per fare il punto su una modalità di approccio di tipo nutrizionale al malato di cancro, passando attraverso lo studio del suo funzionamento endocrino-metabolico. “E con la dieta quotidiana proprio come atto medico – spiega Anna D’Eugenio, medico nutrizionista fra gli organizzatori del convegno – studiando quotidianamente le condizioni del malato, che comunica attraverso sintomi che permettono di orientarne la dieta”. Insomma, non soltanto riducendo o eliminando quello che fino ad oggi si sa può ‘far male’, ma cercando un’interazione in tempo reale, individuando le reazioni della persona malata rispetto ad esempio al percorso terapeutico della chemioterapia che sta affrontando, e andandogli incontro per dargli modo anche di ritrovare la giusta voglia di alimentarsi, sottolinea D’Eugenio, per “il benessere di uno stato di ritrovata energia”.
L’esperta ricorda che nella prevenzione si possono mettere in atto delle regole nutrizionali, ma nella malattia molto meno, “non sono ferree e soprattutto non sono uguali per tutti”. Una dieta va dunque valutata in virtù’ dei suoi effetti nell’organismo, dosando gli alimenti in funzione delle necessità soggettive, e quindi con regole molto meno rigide sia tra i singoli individui che nello stesso individuo, ma in momenti diversi. Inoltre, sottolinea la nutrizionista, all’insegna della varietà alimentare “che è fonte di ricchezza soprattutto per un corpo in difficoltà, è la maggiore forza su cui può contare. Oltre che nutrire deve anche appagare”. Perché – si chiede infatti la dottoressa – il malato oncologico deve essere ‘condannato’ ad una dieta insapore o troppo uguale ogni giorno, che oltremodo lo mortifica e impedisce di risvegliare in lui il desiderio del cibo?