Un’indagine condotta da GfK Italia e presentata ieri dall’Istituto Nazionale per la Chirurgia dell’Obesità (Inco) del Gruppo ospedaliero San Donato, che ha coinvolto 320 soggetti obesi adulti e 201 medici di medicina generale, ha fornito una serie di dati interessanti e preoccupanti al tempo stesso. Metà della popolazione italiana sopra i 18 anni è in sovrappeso o obesa, e il fenomeno è in rapida crescita.
Nel 2015, spiegano gli esperti, più di un terzo della popolazione adulta (35,3%) era in sovrappeso, mentre una persona su dieci era obesa (9,8%): in totale, aveva problemi di peso il 45,1% dei maggiorenni (dati Istat).
L’indagine attuale, invece, mostra che i pazienti obesi hanno raggiunto il 13% mentre le persone in sovrappeso rimangono stabili al 35%. “Con l’indagine volevamo porre l’attenzione su una patologia complessa e dai costi sociali sempre più elevati – spiega Alessandro Giovanelli, chirurgo e direttore di Inco – troppe volte percepita come un inconveniente estetico e non come una malattia grave”.
Le persone coinvolte nell’indagine attribuiscono la loro condizione “a due fattori principali: l’ereditarietà e l’influenza di stimoli e modelli sociali, che favorirebbero stili alimentari scorretti. Solo una minima parte individua nella sedentarietà una delle possibili cause”. Dichiarano inoltre che il loro disagio maggiore “è innanzitutto di natura estetica, a seguire ci sono le difficoltà dovute all’inefficienza fisica che limita anche i movimenti più banali e solo al terzo posto i problemi di salute”.
In media, affermano gli esperti dell’Inco, “un soggetto obeso è interessato da almeno tre patologie correlate: diabete, sindrome metabolica e malattie del sistema cardiocircolatorio, ma i pazienti ignorano di correre un rischio maggiore di sviluppare un tumore.
Sembra ancora lontana, dunque, la consapevolezza di essere affetti da una patologia seria e complessa, e ciò si riflette chiaramente sulla scelta della modalità di gestione della malattia. La scelta dell’approccio chirurgico per la terapia dell’obesità – concludono – avviene ancora in pochissimi casi, nonostante i pazienti siano a conoscenza della possibilità di sottoporsi ad un intervento di chirurgia bariatrica, con approcci chirurgici mirati”.