Protesi, materiali estranei da impiantare o iniettare e interventi chirurgici hanno i giorni contati; per avere un seno florido, un ‘lato b’ invidiabile o una pelle dalla texture liscia senza rughe, una piccola ‘rivoluzione’ in chirurgia estetica potrebbe essere rappresentata dalle cellule staminali del tessuto adiposo, prelevate e poi riutilizzate. A fare il punto della situazione gli esperti di un Worshop al Congresso Internazionale di Medicina e Chirurgia Estetica Sies-Valet a Bologna.
La novità
La novità è stata presentata dal Bioscience Institute. Per utilizzarle come filler o riempitivo, le staminali del tessuto adiposo devono essere trattate con una particolare procedura, che prevede un piccolo prelievo di grasso (circa 20-30 millilitri) nello studio del medico che spedisce il campione ad una ‘cell factory’ dove vengono isolate, moltiplicate per un periodo di 12 giorni in coltura e crioconservate a -196° per qualsiasi utilizzo futuro. Nelle ‘cell-factories’ è possibile ottenere molte cellule, 100 milioni di staminali mesenchimali, da soli 20 millilitri di grasso, mentre per la stessa quantità , se non si procedesse alla coltura cellulare, ne servirebbero 20 litri.
“Il tanto ricercato ‘segreto di giovinezza’ è sempre stato sotto i nostri occhi, proprio dentro di noi – spiega Nicolò Scuderi, Ordinario di Chirurgia Plastica, Ricostruttiva ed Estetica all’Università La Sapienza -usiamo le staminali espanse nelle ‘cell factories’ da circa 10 anni per trattare diverse condizioni degenerative dei tessuti con risultati che ci hanno portato a diverse pubblicazioni scientifiche. Un’ulteriore novità è che qualsiasi persona si sottoponga ad una liposuzione può contare su un deposito di preziosissimo materiale biologico per qualsiasi uso estetico futuro: dal miglioramento del profilo o della dimensione del seno, al ringiovanimento del volto e l’aumento dei volumi”.