In bocca alla salute: a proposito di edentulismo

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L’edentulismo (o edentulia), interessa circa 19 milioni di Italiani. Parliamo di circa un terzo della popolazione del Paese. Di cosa si tratta e come va affrontata tale condizione? Sono queste le domande a cui abbiamo risposto nel corso del quinto appuntamento di In Bocca alla Salute, un nuovo format dedicato alla salute orale e realizzato da Sics (Società Italiana di Comunicazione Scientifica) e Popular Science con il contributo non condizionante di Procter&Gamble

Nelle puntate precedenti abbiamo discusso di salute orale come riflesso della salute generale, di prevenzione e delle conseguenze del non seguire tutte le buone pratiche, in termini di igiene orale, consigliate dagli esperti. In questo incontro, il dottor Oreste Guerrini, Odontoiatra, Medico di Medicina Generale e membro della SIMG (Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie) ha illustrato le problematiche correlate alla perdita dei denti e le possibili soluzioni.

Le conseguenze dell’edentulismo sulla salute fisica e mentale

L’edentulismo è una condizione clinica caratterizzata dalla perdita parziale o totale dei denti, che interessa in particolar modo gli anziani, a partire dai 60-65 anni di età. Come abbiamo visto, le problematiche orali molto spesso si ripercuotono sulla salute dell’intero organismo, e lo stesso vale per l’edentulismo.

“Una delle principali conseguenze della mancanza dei denti riguarda la difficoltà a nutrirsi. Se non si hanno i denti è difficile masticare i cibi solidi, che spesso sono quelli più nutritivi. Quindi chi soffre di edentulismo può andare incontro a malnutrizione”, nota Guerrini.  L’esperto ci informa che cominciano a emergere degli studi che collegano l’edentulismo, con conseguente malnutrizione, a un’altra condizione sempre più frequente nei Paesi europei, dove la popolazione invecchia: la sarcopenia, la perdita di massa muscolare collegata alla perdita di capacità motoria e di autonomia funzionale.

Esistono anche delle problematiche di natura sociale e psicologica correlate al non avere denti, poiché lo stigma sociale può favorire l’insorgenza di disturbi di natura depressiva. “Anche grazie a Health Search (l’istituto di ricerca della SIMG), abbiamo raccolto evidenze di un aumento delle prescrizioni di benzodiazepine, i farmaci che vengono utilizzati per indurre il sonno e per contrastare i disturbi d’ansia, nei soggetti con edentulismo”.

 Secondo l’esperto, potrebbe essere interessante e utile, per gli specialisti, andare più a fondo nello studio di questa correlazione, magari usando un indice comune in odontoiatria, il DMFT (Decayed, Missing, Filled Teeth) che, come indica il nome, permette di avere un’idea dello stato di salute orale attraverso la valutazione della presenza di denti cariati, mancanti, otturati o sottoposti a restauro. “Si potrebbe fare un parallelo tra il DMFT e l’effettiva prescrizione di farmaci ansiolitici”. Infine, come spiega Guerrini, lo stato di infiammazione cronica dei tessuti parodontali ha delle importanti implicazioni sulla salute generale e porta a un aumento del rischio di patologie cardiovascolari.

Protesi mobili e creme adesive: una soluzione oggetto di vecchi pregiudizi

È possibile intervenire sull’assenza totale o parziale dei denti con l’applicazione di protesi dentarie, ma spesso i pazienti esitano a intraprendere questo percorso con il proprio dentista per una serie di timori, perlopiù infondati.

“La protesizzazione, in particolare quella mobile, è oggetto di uno stigma”, dice Guerrini. “I pazienti molto spesso temono che una protesi mobile possa non essere la soluzione definitiva o adeguata a ripristinare una corretta masticazione e un sorriso naturale. Si tratta di una percezione errata che deriva probabilmente dal fatto che, fino a qualche anno fa, le protesi mobili erano più rare, associate al nonno anziano e malmesso. In realtà, ad oggi, con l’aumento dell’età media questa condizione è incredibilmente comune”.

Il medico osserva anche come, alcuni pazienti temano che una protesi mobile possa spostarsi nel corso della masticazione. “Da molto tempo ormai, abbiamo a disposizione delle creme adesive che ci permettono di ottenere una perfetta tenuta della protesi sulle gengive. Hanno un effetto ammortizzante ed evitano che i residui alimentari si infilino tra la protesi e le gengive e, naturalmente, consentono al paziente di svolgere le normali attività quotidiane e di sorridere”.

Medico di base, farmacista e odontoiatra: i tre specialisti a cui rivolgersi

In questo percorso il paziente può contare su tre figure professionali fondamentali. “Il primo baluardo della salute generale, e quindi anche di quella orale, è il Medico di Medicina Generale (MMG), che è quasi sempre il primo specialista con cui il paziente viene a contatto e in alcuni casi anche l’unico”, nota Guerrini. “Sta al MMG mettere in evidenza quali siano i problemi di salute generale che derivano da una salute orale carente e spiegare che correggere l’edentulismo, con una protesi mobile o fissa, porta a una riduzione dello stato di infiammazione e quindi al miglioramento della salute orale e generale del paziente. Anche il farmacista – continua l’esperto – può svolgere questo ruolo, soprattutto nelle piccole realtà”.

E infine l’odontoiatra, che naturalmente è lo specialista a cui ci si rivolge per la risoluzione dell’edentulia, segue il paziente nel percorso, dalla scelta della migliore soluzione per la riabilitazione della funzione orale fino al follow-up. “Nell’interesse della salute della popolazione, sarebbe opportuno recuperare un rapporto di interscambio tra queste tre figure professionali, che, per i rispettivi impegni lavorativi, non sono sempre in sinergia”.

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