Trombosi, vene varicose, capillari; una donna su due soffre di insufficienza venosa ma dal problema non sono esenti neanche gli uomini. A rivelarlo, in occasione del 30/esimo congresso “Flebologia Oggi”, è Lanfranco Scaramuzzino, professore presso l’Università Magna Grecia di Catanzaro e Chirurgo vascolare dell’Ospedale Internazionale di Napoli.
“L’80% dei problemi è dato da predisposizione familiare. In questi casi, la prima comparsa di capillari e venuzze avviene già a 14-15 anni”, Scaramuzzino. Non è solo una questione estetica, “può anzi essere il primo segnale di una malattia più importante, come vene varicose e tromboflebiti superficiali”. E’ vero che la pillola fa male “a causa degli estrogeni che tendono ad aumentare la neoangiogenesi, ovvero lo sviluppo di nuovi vasi”. E anche la gravidanza peggiora la situazione: “nei primi tre mesi incide l’aumento di estrogeni, successivamente l’aumento del volume dell’utero provoca una compressione su vene pelviche e iliache, determinando stasi venosa”. Il fumo fa male alla circolazione, “ma soprattutto a quella delle arterie, mentre per quanto riguarda le vene non ci sono studi che lo dimostrino”.
Chi ha predisposizione deve evitare “l’alcol, che provoca vasodilatazione periferica, e il sovrappeso, perché aumenta la stasi venosa e le recidive”. Una dieta ricca di frutta rossa e verdure a foglia è un’ottima arma, grazie alla presenza di flavonoidi, utili nel drenaggio dei liquidi. “Anche gli integratori di betulla e ippocastano aiutano a sgonfiare, ma non risolvono il problema”, che in alcuni casi necessita un intervento. “Che sia chirurgico, laser o di scleroterapia, l’inverno è la stagione migliore per farlo, perché il clima freddo consente di tollerare meglio le calze elastiche spesso necessarie dopo l’intervento”. Chiudere i vasi venosi, conclude l’esperto,”non comporta conseguenze negative sulla circolazione, ma rimette a posto l’emodinamica che si è alterata”. Il problema però tende a riproporsi, “quindi la situazione va periodicamente monitorata”.