Solo il 10% delle persone conosce i rischi connessi a una cattiva igiene degli alimenti. E partendo dal sano principio che non sempre ciò che è naturale è salutare, si dovrebbe sempre tenere presente il rischio che può derivare da pericolose intossicazioni da piante, conserve o animali. A tal fine il Ministero della Salute, insieme alla Regione Lombardia, l’ospedale Niguarda e il Centro Antiveleni di Milano, ha realizzato una guida su come prevenirle. Il documento, pubblicato sul sito del Ministero, è corredato di foto che mostrano le piante e gli animali rischiosi.
Intossicazioni da vegetali
L’intossicazione da ingestione di vegetali come alimento è dovuta, spesso, allo scambio di specie tossiche con quelle commestibili, come la mandragora per borragine o il colchico per aglio selvatico. In altri casi di intossicazioni vegetali possono essere responsabili i media, che, per esempio, indicano nei fiori di ginestra ingredienti da usare in diverse ricette. Spesso i funghi commestibili sono scambiati con quelli velenosi, come il Cantharellus cibarius (noto come gallinaccio o finferlo) con l’Omphalotus olearius (o fungo dell’ulivo), o i prataioli con la letale Amanita phalloides.
Intossicazione da tossine batteriche nei prodotti ittici
Ci sono poi alcuni microrganismi che formano tossine che si accumulano nei tessuti di alcuni pesci, causando intossicazioni. Le tossine più importanti sono quella della sindrome sgombroide, la tetrodoxina, la saxitossina e le ciguatossine, che possono provocare disturbi gastrointestinali, vertigini, deficit sensoriali e motori. Se non adeguatamente refrigerato, il pesce può essere contaminato da notevoli quantità d’istamina e, appena ingerito, scatenare una reazione cutanea con rossore molto intenso, nausea, vomito e mal di testa (Sindrome sgombroide). Pericoloso può essere anche il consumo di cozze, vongole, ostriche contaminate, dove si possono accumulare tossine prodotte da alghe tossiche, e di pesci di grossa taglia, come il barracuda, per la ciguatossina che si accumula nella sua carne. Insomma, l’unico modo per proteggersi è consumare solo prodotti ittici controllati e certificati.
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