Le coccole al bebè fanno bene anche alla mamma

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shutterstock_162860306Uno studio ancora in corso, condotto presso l’unità di terapia intensiva neonatale di una grande metropoli americana, mostra che le coccole “pelle a pelle” fatte dalle madri ai loro piccoli nati prematuri, possono giovare sia alla mamma, che al suo delicato piccolino.

Lo studio, che è stato presentato in anteprima all’American Academy of Pediatrics (AAP) National Conference & Exhibition (Washington, DC , 24-27 ottobre 2015) ha esaminato i livelli di stress delle madri prima e dopo che avevano tenuto a stretto contatto i loro bambini “stile canguro” (il bimbo veniva posizionato a contatto con la mamma in una specie di marsupio creato con una maglia della mamma) per almeno un’ora.

“Abbiamo riscontrato che tutte le madri hanno segnalato una diminuzione oggettiva del loro livello di stress, dopo il contatto pelle a pelle con i loro bambini”, ha detto Natalia Isaza, neonatologa del Sistema Sanitario Nazionale per l’infanzia di Washington (DC). “Questo – ha aggiunto – era particolarmente vero per quanto riguardava lo stress che le madri riferivano dopo la separazione dai loro bimbi, sentendosi impotenti e incapaci di proteggerli dal dolore e dalle cure dolorose, e anche per l’esperienza stressante riportata nell’unità di terapia intensiva”.

“Noi eravamo già a conoscenza dei benefici fisiologici che i neonati riportano dal contatto pelle a pelle – ha proseguito la dottoressa Isaza – come la stabilizzazione della frequenza cardiaca, il modello della respirazione e i livelli di ossigeno nel sangue, il miglioramento del sonno e del peso, la riduzione del pianto, la maggiore efficacia dell’allattamento al seno e la dimissione anticipata. Ora abbiamo più prove del fatto che il contatto pelle a pelle possa diminuire lo stress delle mamme che interferisce sulla salute e il benessere emotivo e sulle relazioni interpersonali dei genitori, così come sui tassi di allattamento in generale”.

“Si tratta di una semplice tecnica che può andare a beneficiare genitori e figli e che dovrebbe essere incoraggiata in tutte le unita di cure intensive neonatali”, ha concluso la dottoressa Isaza.

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